Bullismo alla Trump

Un articolo sul Washington Post sottolinea come la retorica aggressiva di Donald Trump abbia sdoganato insulti e intimidazioni nelle scuole Usa

“Se lo fa il presidente, possiamo farlo tutti…” è il ragionamento dietro a prese in giro e battutacce un tempo censurate e oggi ammesse tra i ragazzi americani. E’ quanto emerge da un articolo del Washington Post del 13 febbraio 2020, che ci è stato segnalato dal grande comunicatore Toni Muzi Falconi. L’indagine è firmata da e

Ne riportiamo qualche passaggio in italiano.

“Le parole di Trump, quelle cantate dai suoi seguaci ai raduni della campagna elettorale e persino il suo cognome sono state brandite da studenti e membri dello staff scolastico per molestare i bambini. Secondo una ricerca del Washington Post su 28.000 notizie, ciò è avvenuto più di 300 volte dall’inizio del 2016. Secondo l’analisi, almeno tre quarti degli attacchi erano diretti a ragazzi ispanici, neri o musulmani. Alcuni studenti sono rientrati tra le vittime anche per il loro sostengono al presidente – più di 45 volte nello stesso periodo”.

“‘La situazione è peggiorata da quando Trump è stato eletto‘, ha dichiarato Ashanty Bonilla, 17 anni, una liceale messicana americana dell’Idaho che, l’anno scorso, ha affrontato così tante prese in giro da parte dei compagni di classe da doversi trasferire. ‘Lo sentono. Pensano che vada bene. Lo dice il presidente. . .  Perché non dovrebbero darlo anche loro?”