Cos’è il linguaggio paraverbale e come usarlo nella comunicazione
Cos’è la comunicazione paraverbale e a cosa serve? Oltre che con le parole, tutti noi comunichiamo con altri mezzi. Con il tono della voce, il volume, il ritmo, il timbro, ma anche con le pause, i respiri e le risate. Sono aspetti importanti da curare nel public speaking, l’arte di parlare in pubblico che noi chiamiamo retorica. In questo articolo, ci soffermiamo sugli elementi del linguaggio paraverbale, con esempi utili per esercitarsi e rendere più efficace la nostra comunicazione.

Tipi di comunicazione: verbale, non verbale e paraverbale
Si comunica con le parole e con il linguaggio del corpo. La comunicazione si suddivide in:
- comunicazione verbale
- comunicazione non verbale
- comunicazione paraverbale
La retorica dedica alle ultime due un passaggio specifico del suo canone. Si chiama actio, e riguarda la recitazione del discorso ad alta voce. Rientrano nell’actio la comunicazione non verbale – gesti, mimica, gestione dello spazio – e la comunicazione paraverbale, che fa riferimento al tono della voce, al volume, al timbro, alle pause e ai silenzi. In questo articolo ci concentriamo su questi ultimi aspetti.
Secondo quella che viene “venduta” come regola di Albert Merhabian, l’efficacia della comunicazione sarebbe da attribuire alle parole solo per il 7%, alla comunicazione paraverbale per il 38%, alla comunicazione non verbale per il 55%. Lo stesso Merhabian ha chiarito che questa teoria, frutto di un esperimento in aula, è stata adorata da formatori e consulenti e indebitamente fatta passare come una verità assoluta. Quando ve la propinano come tale, sappiate che siete di fronte a una bufala, a una fake news. Chiarito questo, è importante dire che la comunicazione non verbale e quella paraverbale sono una parte importante del public speaking, l’arte di parlare in pubblico, ossia della retorica.
Cos’è la comunicazione paraverbale
La voce, le pause, i silenzi, le risate, i respiri e i sospiri sono gli elementi che rientrano nella comunicazione paraverbale. Sembrano aspetti impercettibili e irrilevanti. È invece un errore sottovalutarli. Un discorso come si deve è composto anche dalla modulazione sapiente di questi ingredienti, pilastro della comunicazione paraverbale, che ci aiutano a veicolare le emozioni che vogliamo suscitare nel pubblico, ma anche a comunicare con maggiore precisione e chiarezza. Di conseguenza per una comunicazione efficace dobbiamo imparare a prestare attenzione anche alla comunicazione paraverbale, nello stesso modo in cui curiamo la comunicazione verbale e non verbale

Elementi del linguaggio paraverbale
Il linguaggio paraverbale comprende una serie di elementi che fanno riferimento all’utilizzo della voce e all’emissione di suoni per comunicare, come ad esempio:
- Tono di voce
- Ritmo e velocità
- Timbro di voce
- Volume
- Espressioni sonore
Vediamoli in dettaglio, con qualche esempio.
Intonazione o tono di voce
Quando si parla dell’intonazione di una frase, ci si riferisce alla modulazione del tono di voce. L’intonazione può avere una funzione significativa, come nelle frasi interrogative ed esclamative. Ma può avere anche una funzione espressiva, come quando la voce fa emergere sentimenti, come la collera, la felicità, il desiderio di motivare il pubblico. Oppure. L’intonazione può variare anche in base alla provenienza geografica. In questi casi si parla comunemente di “calata”.
È importante che l’intonazione segua i sentimenti che vogliamo comunicare al pubblico. Può capitare infatti che il nostro stato d’animo deformi la nostra intonazione. Capita quando facciamo capire che siamo arrabbiati, quando invece vorremmo mostrare calma e pacatezza.
In altre occasioni, la nostra intenzione è esattamente quella di mostrare irritazione. Presumibilmente è il caso di Mario Draghi nel suo discorso al Senato del 20 luglio 2022, a seguito del rifiuto delle sue dimissioni come Presidente del Consiglio da parte del Presidente della Repubblica Segio Mattarella. Il genere del discorso rientra in quello dell’invettiva. In alcuni passaggi in particolare si nota l’alterazione di Draghi, che si toglie più di qualche sassolino dalla scarpa nei confronti del M5S e della Lega.
“L’unica strada, se vogliamo ancora restare insieme, è ricostruire da capo questo patto, con coraggio, altruismo, credibilità. A chiederlo sono soprattutto gli italiani. La mobilitazione di questi giorni da parte di cittadini, associazioni, territori a favore della prosecuzione del Governo è senza precedenti e impossibile da ignorare [la parola “ignorare” viene pronunciata con stizza, sembra che Draghi digrigni i denti].
Da una conversazione con l’attore e regista Enrico Roccaforte, emerge che, nel teatro moderno, non si chiede agli attori di concentrarsi sull’intonazione, ma piuttosto di cercare di esprimere un sentimento. Quindi le variazioni di intonazione emergono da questa ricerca in sé stessi. Se un attore dovesse interpretare questa battuta di Mario Draghi, il regista gli direbbe di esprimere una rabbia interna che non esplode, non di riprodurne l’intonazione. “La ricerca dell’intonazione fine a sé stessa sporca la verità”, chiarisce Enrico Roccaforte, ossia rende fasulla l’interpretazione. Lo stesso vale per l’oratoria. Non bisogna fingere quel sentimento, ma provare quel sentimento e l’intonazione arriva di conseguenza.
Ritmo e velocità
Moltissimi oratori tendono a correre. Alcuni lo fanno perché hanno orrore dei momenti di silenzio. Temono che possano essere interpretati come segnali di insicurezza. Altri invece corrono per effetto dell’ansia. Altri ancora perché soffrono il fatto di avere poco tempo a disposizione e non si rendono conto che è sempre meglio dire meno, ma dirlo meglio. Il risultato dell’oratoria frettolosa è che il pubblico fatica a capire di cosa l’oratore stia parlando. Non riesce a concentrarsi sui passaggi fondamentali: come si chiama il progetto che l’oratore sta illustrando, quali sono le attività che l’oratore chiede di sperimentare per aderire a una causa, qual è il nome del tizio che sta citando come guru della materia di cui parla…
Ci sono tuttavia occasioni nelle quali è necessario aumentare il ritmo, andare più veloci. È corretto farlo, ad esempio, quando stiamo utilizzando un climax, perché vogliamo portare con noi il pubblico su una scala di intensità che sale. In un passaggio del discorso contro gli hater, pronunciato nel novembre 2019 al programma tv “Le iene”, la comica Michela Giraud accelera il ritmo del suo discorso: “Ringrazio tutti gli hater e le loro splendide verità. E a loro, quando mi dicono [inizio dell’accelerazione] che faccio schifo, sono grassa, che sono finta grassa, che non faccio ridere, che sono volgare, che la caduta dell’Impero Romano è colpa mia [fine dell’accelerazione], rispondo sì, avete ragione, faccio schifo. [pausa] Ma ho anche dei difetti!”. Ricordiamo che l’accelerazione deve essere incastonata tra due pause e permettere all’oratore di respirare e al pubblico di comprendere quale espediente argomentativo sta mettendo in campo l’oratore. Una comunicazione paraverbale sbagliata, infatti, può far cadere nell’indifferenza anche la migliore battuta del mondo.
Timbro di voce
Il timbro di voce rende il nostro modo di parlare profondo, squillante, nasale, aspro… Il timbro dipende da vari fattori come la conformazione delle corde vocali, delle cavità sopralaringali e dalla tonicità dei muscoli.
Molte persone che frequentano i nostri corsi confessano di non amare al propria voce e di esserne imbarazzati. Nella maggior parte dei casi si tratta di voci normalissime, che non dovrebbero provocare nessuna preoccupazione. Inoltre, una voce particolare può sempre diventare un tratto distintivo, una cifra stilistica.
Non la pensava così la premier britannica Margaret Thatcher che decide di lavorare sul suo timbro di voce, per renderlo meno acuto e più adatto a quello di un capo di Stato. Ricordiamo che Thatcher, figlia di un droghiere, è stata la prima donna a diventare premier nella snob e maschilista Gran Bretagna della fine degli anni ’70. Il suo stile oratorio, la sua voce, la sua pettinatura e il suo abbigliamento dovevano incarnare il ruolo della lady di ferro, soprannome che le viene prontamente affibbiato dal quotidiano sovietico Stella Rossa e che non la abbandonerà per molto tempo.
Il caso di Margaret Thatcher è la prova che sul timbro si può lavorare e che tutti noi possiamo modificarlo per ottenere dei risultati espressivi. Se vogliamo essere seduttivi lo rendiamo più dolce, se vogliamo essere più autorevoli possiamo renderlo più profondo, se vogliamo apparire ingenui lo avviciniamo a quello di un bambino. Ma, anche per il timbro, vale quanto detto per l’intonazione. Dobbiamo vivere un sentimento, non cercare di riprodurlo. Altrimenti suoniamo falsi e affettati.
Volume
Fortunatamente esistono i microfoni. Ci permettono di parlare con un volume normale, senza sgolarci e rischiare di perdere la voce. Però, in alcune occasioni, gli oratori hanno bisogno di alzare il volume, per esempio quando vogliono infervorare la piazza, accendendone le passioni.
Nel suo discorso in spagnolo del giugno 2022 per sostenere Macarena Olona di Vox alla presidenza dell’Andalusia, la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni introduce un passaggio con un tono di voce volutamente basso, per poi alzarlo progressivamente: “Non c’è mediazione possibile. O si dice sì o si dice no [volume basso]. Sì alla famiglia naturale, no alle lobby Lgbt. Sì all’identità sessuale no all’ideologia di genere…” Il volume diventa sempre più alto e il ritmo più incalzante. Il pubblico si entusiasma, applaude, si alza in piedi. Standing ovation. Tombola!
Espressioni sonore
Con espressioni sonore si intendono manifestazioni come ridere, piangere, sospirare eccetera. Un consiglio fondamentale ci viene sempre dagli attori. Se decidiamo di ridere o di piangere, dobbiamo farlo veramente, non fare finta. La finzione si percepisce come tale e non funziona nemmeno un po’.
I sospiri, i respiri o gli schiocchi con la bocca e persino la tosse possono invece incorniciare un pensiero o una gag. Prendiamo di nuovo l’esempio di Giorgia Meloni. Questa volta siamo alla Conferenza Programmatica di Fratelli d’Italia nel maggio 2022.
“[tira su con il naso], poi arriva il giornalista di turno e a uno dei nostri delegati fa questa domanda: (schiocco con la bocca] senta ma questa maglietta scura – buoni, perché è vero, eh – è un omaggio alle camicie nere? [pausa lunghissima, allarga le braccia, fa il gesto della domanda] Ma cosa vuoi rispondere?”.
A cosa serve la comunicazione paraverbale? Altri esempi
Dagli esempi che abbiamo visto e da quelli che vedremo, emerge che i diversi elementi della comunicazione paraverbale permettono di trasmettere in modo efficace informazioni ed emozioni. Spesso, però, i messaggi del linguaggio paraverbale siano inviati inconsapevolmente, poiché emergono dall’emotività. Tuttavia la comunicazione paraverbale, se curata ed allenata, permette di esprimere e comunicare stati d’animo, intenzioni ed emozioni per raggiungere obiettivi precisi.
Cosa è possibile ottenere mediante la modulazione della voce e gli altri elementi della comunicazione paraverbale? Gli elementi del linguaggio paraverbale possono ad esempio essere modificati e utilizzati nei propri discorsi per:
- Creare una situazione di vicinanza o lontananza (come nel caso di Michela Giraud che accelera nel climax, per creare una complicità con chi la ascolta e prendersi gioco di chi la insulta)
- Trasmettere entusiasmo e passione (come nel caso del discorso di Martin Luther King del 1963, nel quale ripete “Io ho un sogno” con il ritmo di un ritornello di una canzone)
- Incitare e infervorare il pubblico (come nel caso di Giorgia Meloni nel suo discorso in Spagna, quando ottiene una standing ovation)
- Mettere a disagio l’interlocutore (come nel caso di Mario Draghi, quando mostra la sua collera nei confronti del M5S)
- Trasmettere calma e tranquillità (come nel caso del finale del celebre discorso di Steve Jobs “Siate affamati, siate folli”)
- Trasmettere sicurezza od ostentare arroganza (come nel caso di Margaret Thatcher nel suo discorso del 1980 a Brighton “The lady is not for turning”, la signora – sé stessa – non torna indietro, non cambia idea)
- Nascondere la propria insicurezza
- Richiamare l’attenzione su ciò che si vuole dire
Consigli ed esercizi per una comunicazione paraverbale efficace
Ci sono vari modi per allenarsi per garantire una comunicazione paraverbale efficace.
Analizzare la propria comunicazione
La prima cosa che possiamo fare è farci riprendere mentre pronunciamo un discorso in pubblico e riguardarlo senza essere troppo severi con noi stessi. Le domande che dobbiamo porci sono: l’intonazione sottolineava quello che volevo dire? Sono stato o stata in grado di garantire dei cambi di ritmo adeguati al senso del mio discorso? Il timbro di voce era coerente con il messaggio che volevo veicolare? Il volume si alzava e abbassava a seconda dell’intenzione di coinvolgere il pubblico? Ho usato espressioni sonore fuori controllo oppure le ho inserite in modo consapevole? Queste domande potranno aiutarci a migliorare.
Osservare i grandi oratori
Gli oratori dai quali possiamo prendere spunto non devono essere necessariamente persone delle quali condividiamo le intenzioni. Possono essere anche oratori per noi detestabili, ma dei quali riconosciamo l’efficacia. Possiamo prendere “in prestito” quella caratteristica di quel politico e farla nostra, anche se i nostri contenuti saranno completamente diversi. Quindi, da adesso in poi, ti consigliamo di annotare le espressioni paraverbali degli oratori nei quali ti capita di imbatterti per capire quali atteggiamenti evitare e a quali ispirarti. Tutti i grandi oratori hanno usato l’occhio di artiglio per carpire negli altri un aspetto da fare proprio. Fallo anche tu.
Esercitarsi
Una volta compresi i propri punti deboli non resta che allenarsi ed esercitarsi, correggendo il proprio timbro di voce, volume, ritmo e adattandoli al discorso che si deve pronunciare e agli obiettivi che si vogliono raggiungere. Bisogna ricordare che il linguaggio paraverbale è un aspetto fondamentale della comunicazione efficace, e come tale è importante lavorarci su per perfezionare le proprie abilità di public speaking.