
Lezione di rap per vecchi bacucchi (noi!)
C’è chi pensa che il ritmo sia finito con Tityre tu patulae. Che le metafore siano scomparse con Manzoni. Che le allitterazioni siano passate a miglior vita con Montale. Un evento con il rapper Amir Issaa dimostrerà il contrario.
La retorica e il rap non sono due mondi lontani. E ve lo dimostreremo alla Lezione di rap per vecchi bacucchi, che si terrà il 16 aprile a Roma in piazza Venezia 11 alle 18,30. Chi sono i bacucchi? Tutti coloro che non hanno idea di come suoni il rap italiano di oggi e di quanta poesia ci sia dentro. Amir Issaa ci accompagnerà in un viaggio che ci porterà a rappare. A gestire ritmo, suono, respiro e a pronunciare le parole senza mangiarle, in modo che si capiscano. Perché le parole sono importanti! L’incontro sarà anche l’occasione per presentare il libro “La retorica è viva. E gode di ottima salute” di Andrea Granelli e Flavia Trupia (edizioni Franco Angeli).
Perché un evento sul rap?
PerLaRe -Associazione Per La Retorica si pone l’obiettivo di adattare l’arte del dire allo spirito del tempo. Il rap è un enorme giacimento di creatività che viene ancora poco considerato, al di fuori del mondo dei teenager e degli appassionati. Si tratta invece di una delle migliori scuole di retorica, perché ne insegna il canone: l’inventio, il reperimento degli argomenti; la dispositio, l’ordine della narrazione; l’elocutio, le figure retoriche; la memoria, il ricordo della narrazione e l’actio, ossia il linguaggio del corpo per comunicare meglio il pensiero e la parola.
Quando Amir Issaa in “Questa è Roma” rappa: “Giro con la gente che ha rispetto e rispetto, chi ha preso calci in bocca è ancora qui e non ha smesso” usa un chiasmo. Lo stesso messo in campo da Ariosto con “Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori,/le cortesie, l’audaci imprese io canto” nell’Orlando Furioso. La stessa figura è usata da un manager come Sergio Marchionne nel suo discorso alla Bocconi del 2013: “[…] i diritti sono sacrosanti, ma se continuiamo a vivere di soli diritti, di diritti moriremo”.
Allo stesso modo, quando Mistaman in Cento barre dice “quando rappo ho un sesto senso intenso” crea un’allitterazione come Gabriele D’Annunzio ne La sera fiesolana: “Fresche le mie parole ne la sera/ti sien come/il fruscìo che fan le foglie/del gelso ne la man di chi le coglie/silenzioso…”.
Inoltre molti hanno messo in discussione la forza distruttrice del rap, la critica feroce alla società. Ma non faceva la stessa cosa Cecco Angiolieri, poeta nato nel 1260 che tutti abbiamo studiato a scuola? Ne ricordiamo qui gli incendiati versi: “S’i’ fosse foco, arderei ‘l mondo/S’i’ fosse vento, lo tempesterei/S’i’ fosse acqua, ì’ l’annegherei”.
La retorica è una tecnica trasversale che appartiene a tutti noi. Non solo all’accademia. Tutti siamo retori a nostra insaputa e dovremmo usare quest’arte con maggiore consapevolezza per dare gambe e respiro alle nostre idee. Esattamente come fanno i rapper che sono retori, forse al loro insaputa, ma lo sono alla grande!
Questo evento è organizzato da PerLaRe insieme ad Associazione Civita e a Facondo Smart Network ed è dedicato a un nostro amico: lo scrittore e animatore del Bea Cafè Andrea Ballarini.
Articolo pubblicato il 21 marzo 2019.