Nuova gara di retorica tra studenti dell’Istituto Fermi di Roma e gli imprenditori di Unindustria. Vincono gli studenti
Ancora una volta nella Guerra di Parole trionfano gli outsider, ossia la squadra dei dibattenti che, sulla carta, dovrebbe avere maggiori difficoltà. Gli studenti dell’Istituto Tecnico Fermi di Roma hanno battuto gli imprenditori, nella gara di retorica organizzata da PerLaRe, su iniziativa di Unindustria Lazio. L’incontro, organizzato da Raffaella Merlino e Giorgia Amante, è stato organizzato con il contributo di Mauro Facondo ed è stato condotto da Flavia Trupia con il format di PerLaRe Guerra di Parole.
Non è la prima volta che gli outsider si aggiudicano la vittoria. Nelle quattro edizioni della Guerra di Parole studenti vs detenuti, sono stati sempre questi ultimi ad avere la meglio. Stesso esito nella sfida tra avvocati penalisti e liceali, dove i ragazzi hanno battuto i prìncipi del foro.
Perché vincono sempre gli outsider? Probabilmente non avere troppi condizionamenti emotivi e troppe sovrastrutture permette una maggiore capacità espressiva.
Una nota di merito va agli imprenditori che si sono messi in gioco, in un modulo formativo dedicato ai ragazzi che si stanno preparando ad entrare nel mondo produttivo. Gli studenti hanno così avuto modo di conoscere i loro futuri datori di lavoro, affrontando insieme a loro pregiudizi e false convinzioni.
Il tema del dibattito era: gli studenti italiani sono preparati per affrontare mondo del lavoro? Una domanda che nasce dalla pubblicazione di indagini allarmistiche sulla scuola italiana che, se lette in modo parziale, non rendono giustizia a un sistema formativo che, malgrado le difficoltà, rimane uno dei più completi e inclusivi.
È di dicembre 2019 la pubblicazione dell’indagine Osce-Pisa, dalla quale emerge che gli studenti italiani sono in fondo alla classifica dei Paesi monitorati per capacità di lettura. Non sono rassicuranti neanche i dati Eurostat 2019, secondo i quali la dispersione scolastica si attesta al 14,9%. Altro fronte di preoccupazione è l’EF EPI (English Proficiency Index), che certifica come la padronanza dell’inglese da parte degli italiani sia fra le più basse d’Europa. Siamo 36esimi al mondo e 26esimi nel continente.
Malgrado questi risultati poco lusinghieri, le scuole italiane sono in grado di formare tecnici ricercati dalla imprese e offrono una cultura umanistica di alto livello, utile nella gestione della rivoluzione tecnologica che il mondo sta attraversando. Lo chiarisce Daniele Grassucci di skuola.net; “L’auto a guida autonoma. Ci saranno dei tecnici che la costruiranno ma ci vorrà anche chi dovrà stabilirne i principi. Lo potranno fare i filosofi, i giuristi… Oppure gli assistenti vocali che tutti utilizziamo. Ci saranno dei linguisti o dei semiologi che aiuteranno a creare queste applicazioni” (Di Martedì, La7, gennaio 2019).
Capita spesso di leggere interviste a imprenditori che dichiarano che la scuola è troppo lontana dal mondo del lavoro. Ma anche di ascoltare studenti sostenere che gli imprenditori vorrebbero avere un lavoratore operativo fin dai primi giorni, senza investire nella sua necessaria formazione. Oggi le due categorie hanno avuto modo di confrontarsi e condividere i loro punti di vista. Perché, solo attraverso il dialogo, ci si avvicina alla verità. Questa è la forza della retorica.