Il primo discorso di Joe Biden da presidente degli Stati Uniti ha un forte impatto emotivo, anche grazie al suo solido impianto retorico (chiasmo incluso)
Donald Trump ha preso più volte in giro il suo sfidante Joe Biden, chiamandolo sleepy (addormentato) e sottolineando le sue scarse abilità oratorie. Il primo discorso da presidente degli Stati Uniti non è stato certamente soporifero e ha fatto emergere le qualità di Biden di risvegliare il pathos del suo uditorio.
Le parole di Biden hanno puntato sul senso di unità degli americani e hanno fatto rivedere al mondo il volto “per bene” degli Stati Uniti. Il nuovo presidente Usa ha mostrato, allo stesso tempo, energia e umanità. Qualche volta si è inceppato, tuttavia i suoi piccoli inciampi hanno reso il suo dire più autentico e sentito.
Joe Biden ha iniziato il suo discorso sottolineando il valore della democrazia, riferendosi ai fatti del 6 gennaio, quando il Campidoglio è stato posto sotto assedio. Interessante l’iterazione della parola “democrazia”, che ne sottolinea il valore: “Abbiamo imparato ancora una volta che la democrazia è preziosa. La democrazia è fragile. E ora, amici miei: La democrazia ha prevalso!”.
Si vede subito una cesura con il passato, un cambio di passo che viene esibito: “Questa è una grande nazione e noi siamo gente per bene”. Con una presupposizione linguistica Biden vuole affermare, senza dirlo esplicitamente, che una certa America litigiosa e aggressiva appartiene al passato.
Il riferimento alla pandemia avviene attraverso una similitudine, che ne fa capire la gravità e si discosta dal negazionismo che ha caratterizzato la presidenza di Trump: “Il virus si è portato via più vite in un anno di quanto abbia fatto la Seconda Guerra Mondiale”.
L’appello all’unità tra i cittadini ricorre e diventa il filo conduttore dell’intero discorso: “Possiamo considerarci non come avversari ma come vicini, possiamo trattarci con dignità e rispetto […]. Senza unità non c’è pace, solo amarezza e odio. Non c’è progresso, ma solo l’esasperazione della nostra rabbia”.
Per parlare di politica estera e dei rapporti con i Paesi al di fuori dei confini nazionali, Biden sceglie un chiasmo: “Ripristineremo le nostre alleanze e torneremo a impegnarci con il resto del mondo […] non solo attraverso l’esempio della nostra forza, ma attraverso la forza del nostro esempio”.
Non mancano i momenti di pathos di un Presidente che sembra voler chiudere il capitolo della polarizzazione e dell’odio: “Insieme possiamo scrivere una storia dell’America di speranza, non di paura; di unità, non di divisione; di luce, non di tenebre. Una storia di decenza e dignità, amore e cura, grandezza e bontà”.
Ho sentito un illustre commentatore alla radio dichiarare che ha apprezzato il discorso di Biden perché “poco retorico”. È un errore. Il discorso di Biden è pura retorica. E proprio dalla retorica trae la sua forza.