Le parole di Francesco ai nunzi apostolici, i rappresentanti diplomatici della Santa Sede, dovrebbero essere pronunciate in una scuola di management. E basta con quei capi che vogliono soluzioni e non problemi. Che ci stanno a fare?
L’enumerazione è la strategia argomentativa messa in campo da papa Francesco per dare istruzioni ai Nunzi apostolici, riuniti il 13 giugno a Roma nella Sala Clementina. I suggerimenti del pontefice vengono organizzati in un decalogo con dieci punti.
La schiettezza del papa è quella di sempre. I consigli risuonano forti e chiari e potrebbero essere presi in prestito per formare i manager italiani che hanno una disperata sete di leadership. Vediamone qualcuno. Il Nunzio (leggi il manager) “non si lascia andare a pettegolezzi e maldicenze” e ascolta “i problemi delle persone senza giudicarle”.
Poi arriva il piatto forte. Il Nunzio (leggi di nuovo il manager) non deve maltrattare quelli che lavorano per lui. “È triste vedere taluni Nunzi che affliggono i loro collaboratori con gli stessi dispiaceri che loro stessi hanno ricevuto da altri Nunzi quando erano collaboratori.” Molto triste.
Un suggerimento di papa Francesco riguarda l’ostentazione della ricchezza nei confronti di chi non ha gli stessi mezzi. Vale per il Nunzio, ma vale anche per i manager, soprattutto in società che attraversano periodi di crisi e dove le persone rischiano il posto di lavoro. “È brutto vedere un Nunzio che cerca il lusso, gli indumenti e gli oggetti “firmati” in mezzo a gente priva del necessario. È una contro-testimonianza”.
Un altro consiglio papale mette in guardia sulla chiusura nella torre d’avorio o nel cerchio magico: “Se un Nunzio si chiudesse nella Nunziatura ed evitasse di incontrare la gente, tradirebbe la sua missione e invece di essere fattore di comunione e di riconciliazione ne diverrebbe ostacolo e impedimento.” Ma non solo: “La vostra missione, dunque, è molto impegnativa perché richiede disponibilità e flessibilità, umiltà, impeccabile professionalità, capacità di comunicazione e di negoziazione […]. Essendo inviato del Papa e della Chiesa, il Nunzio dev’essere predisposto per i rapporti umani, avere una naturale inclinazione per le relazioni interpersonali”.
Un passaggio importante del discorso riguarda la gestione dell’imprevisto, pane quotidiano per ogni manager e, a quanto pare, anche per i Nunzi. L’imprevisto va gestito con una buona dose di creatività e di capacità di improvvisazione: “L’uomo di iniziativa è una persona positivamente curiosa, piena di dinamismo e di intraprendenza; una persona creativa e dotata di coraggio, che non si lascia vincere dal panico in situazioni non prevedibili, ma sa, con serenità, intuito e fantasia tentare di capovolgerle e gestirle positivamente”.
Un’altra affermazione di papa Francesco potrebbe essere fatta presente a quei manager che insistono nel dire che a loro non bisogna portare problemi ma soluzioni. Una sonora sciocchezza, perché nega l’essenza stessa dell’essere capo e, di conseguenza, dovrebbe negare anche il relativo stipendio: “il Nunzio, in maniera intuitiva, deve sapere riorganizzare l’informazione complessiva e trovare le parole giuste per aiutare le persone che si rivolgono a lui per trovare consiglio, con la semplicità delle colombe e l’astuzia dei serpenti (cfr Mt 16,16).
Che i manager, come i Nunzi, cerchino di essere colombe e serpenti.
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