Il falso dilemma di Trump

Nel discorso di accettazione alla Convention dei repubblicani, Trump usa la strategia retorica del falso dilemma. Forza il cittadino a scegliere tra due estremi: il mondo è bianco o nero. Niente colori intermedi

“In nessun momento gli elettori hanno mai affrontato una scelta più chiara tra due partiti, due visioni, due filosofie o due programmi. Questa elezione deciderà se salvare il sogno americano o se permettere a una politica socialista di demolire il nostro amato destino. Deciderà se creare rapidamente milioni di posti di lavoro altamente remunerativi o se schiacciare le nostre industrie e portare milioni di questi posti di lavoro all’estero, come è stato stupidamente fatto per molti decenni. Il vostro voto deciderà se proteggere gli americani rispettosi della legge o se dare libero sfogo alla violenza degli anarchici, degli agitatori e dei criminali che minacciano i nostri cittadini”.

O A o Z. Il filo conduttore del lungo discorso di Donald Trump, tenuto il 28 agosto alla Convention del partito repubblicano, è la fallacia del falso dilemma (anche detta falsa dicotomia). Un’argomentazione che racchiude il ragionamento in un frame semplificante, in cui la vasta gamma di opzioni possibili è ridotta a due, una all’estremo dell’altra.

Funziona così. La realtà viene semplificata, diventando binaria. L’uditorio deve per forza scegliere da quale parte stare, anche se nessuna delle due parti lo rappresenta completamente.

Perché questa fallacia è tanto efficace? Perché semplifica il mondo, proponendo un messaggio facile da comprendere, da ricordare e da comunicare ai propri amici e familiari in eventuali discussioni politiche. Inoltre costringe ad accettare una scelta che altrimenti avremmo rifiutato, proponendo tentativi di negoziazione, in cui sarebbero stati messi in discussione i pro e i contro di ogni opzione. Invece, la falsa dicotomia ci pone un’alternativa secca. Una A e una Z tra cui scegliere, nessuna lettera in mezzo: niente opzioni B, C, D, E… Inoltre, la Z non è minimamente un’opzione desiderabile. Anche la A non è detto che ci piaccia completamente, ma è sicuramente meglio dell’opzione Z che è decisamente da scartare. “O ti mangi questa minestra o ti butti da questa finestra”, dicevano le nonne, trumpiane ante litteram. “Ma non posso avere una pasta asciutta?”. No, nell’universo della falsa dicotomia la terza via non esiste. Niente pasta asciutta.

Ecco cosa c’è dietro alla polarizzazione della politica. Una scelta forzata e, indotta, che ha il potere di renderci ciechi nei confronti delle molte (e valide) opzioni intermedie. La fallacia del falso dilemma ci provoca una sorta di daltonismo temporaneo: vediamo solo il bianco e il nero.

Una fallacia che rende la scelta urgente e drammatica: “Questa è la più importante elezione della Storia di questo paese” dichiara Trump. Un’ora X, dove il destinatario è caricato del fardello di salvare il mondo ed è portato a odiare chi sceglierà in modo diverso perché, nella drammatizzazione voluta dal meccanismo retorico, la sua intenzione è distruggere il mondo: “La scelta è difendere lo stile di vita americano o permettere che venga distrutto”.

La dicotomia funziona anche quando viene applicata al tema delle rivolte contro la polizia, a seguito della morte di George Floyd e del ferimento di Jacob Blake: la scelta è tra la legge o gli anarchici violenti, gli agitatori, i criminali. Un’argomentazione che fa vacillare i moderati, spaventati dai disordini nelle città. Trump, dato per spacciato tante volte, potrebbe ancora stupire.