di Giorgio Matza
Nel loro Trattato dell’argomentazione, Chaïm Perelman e Lucie Olbrechts-Tyteca osservano che <molto spesso conviene non mettere l’interlocutore di fronte a tutta la distanza che separa la situazione attuale dal fine ultimo, ma dividere invece questa distanza in sezioni, ponendo delle tappe intermedie, indicando dei fini parziali la cui attuazione non provochi un’opposizione […] Chiamiamo questa tecnica il procedimento a tappe> (1).
In Italia, nel corso della campagna per le elezioni politiche del 21 aprile 1996, Silvio Berlusconi presentò in generale il liberismo come fase iniziale in direzione di una limitazione dell’imposizione tributaria e poi di una diffusione dell’occupazione e del benessere:
<Non si può consentire che i salari perdano quello che è il loro potere d’acquisto. Quindi uno dei primi impegni del governo sarà quello di mantenere bassa l’inflazione che incide sui ceti meno abbienti e su chi può contare solo su un reddito da lavoratore dipendente. Per fare questo bisogna mettere in atto una politica dello sviluppo. Questa strategia ha come elemento portante la riduzione dell’intervento dello Stato e quindi delle spese correnti della pubblica amministrazione. Così si ottiene la riduzione della pressione fiscale>
<Riteniamo che debbano essere diminuite le aliquote […] Con un fisco equo ma severo i cittadini preferiscono stare tranquilli e pagare tutte le tasse. In questo modo, dunque, le entrate dell’erario dovrebbero addirittura aumentare […] Cominciando a dare fiducia alle imprese esistenti e alle nuove imprese si creano nuovi posti di lavoro. Questo comporterà inevitabilmente un aumento di fatturato globale dell’“azienda Italia”, anche se dovessero restare ferme le cifre delle imposte. In questo modo si allargherà anche ciò che saranno le entrate dell’erario. Contemporaneamente si dovrà operare la riforma dello Stato, diminuendo le spese. Queste due azioni insieme dovrebbero consentire la possibilità di un abbassamento generalizzato della pressione fiscale>
<Il lavoro, per essere offerto, va prima creato e si crea con le imprese e con un mercato che funziona> (2).
Walter Veltroni, invece, così valorizzò l’eventuale vittoria del suo schieramento, facendone il primo momento di un processo di sviluppo:
<Se ci sarà un’affermazione piena del centrosinistra, ci sarà stabilità e le condizioni economiche del Paese potranno rapidamente evolvere positivamente. La fiducia dei mercati potrà rimettere in moto il ciclo virtuoso dell’economia, determinando un abbassamento dei tassi> (3).
Attualmente sul procedimento a tappe si basa una strategia discorsiva, adottata dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi. I casi sono numerosi, eccone due:
<Il tempo è galantuomo e i prossimi mesi dimostreranno che la Buona Scuola non era il mostro paventato. È un primo passo, niente di eccezionale, ma un primo passo per dare più valore alla scuola e all’insegnamento. Il 97% dei docenti ha accettato il ruolo che gli è stato proposto. Migliaia di precari hanno adesso un lavoro stabile. Alla fine della fase di assunzioni ogni scuola avrà in media sette insegnanti in più, meno classi numerose, più attività per integrazione, approfondimenti, sostegno. Da quest’anno gli insegnanti avranno anche a disposizione un piccolo bonus di 500 euro netti per acquistare libri, biglietti per teatri e concerti, corsi di approfondimento, formazione personale permanente. Niente di stratosferico, no. Ma è un piccolo gesto di attenzione ed è la prima volta che accade> (“Nuovo anno scolastico, il messaggio di Matteo Renzi”, 14 Settembre 2015) (4).
<Passo dopo passo […] Noi non vi stupiamo con effetti speciali, ma con un lavoro quotidiano paziente, tenace> (Conferenza stampa sul disegno di legge di bilancio dello Stato per l’anno finanziario 2017 e per il triennio 2017-2019, 15 ottobre 2016) (5).
A tale accorgimento si sono uniformati la Presidenza del Consiglio, il Governo nel suo complesso e i singoli ministeri. Infatti anche nei comunicati da essi diffusi è possibile trovare espressioni come “un passo”, “un primo passo”, “un passo avanti” (associate a tutta una serie di aggettivi, quali “grande”, “fondamentale”, “rilevante”, “significativo”, “importante”, “decisivo”, “ulteriore”), “un passo nella direzione giusta” (6).
Quest’ultima formula è particolarmente efficace, in quanto richiama per contrasto l’idea della direzione sbagliata. Gli esperti di comunicazione politica americani usano rispettivamente le locuzioni Right-track e Wrong-track. In qualche occasione tale forma di ragionamento caratterizzò la produzione discorsiva di Bill Clinton, come risulta dalla sua autobiografia:
<Quando [Bush] criticò l’economia dell’Arkansas replicai che l’Arkansas era sempre stato povero, ma nell’ultimo anno aveva occupato il primo posto per la creazione di nuovi posti di lavoro e il quarto per l’incremento percentuale dei posti di lavoro nel settore industriale, del reddito pro capite e per la diminuzione della povertà, vantando inoltre il secondo posto a livello nazionale per il più basso carico tributario statale e locale: “La differenza tra l’Arkansas e gli Stati Uniti è che noi stiamo andando nella direzione giusta, mentre questo paese sta andando nella direzione sbagliata”>
<Non mi fu difficile preparare il discorso, visti i risultati ottenuti: il più basso tasso combinato di disoccupazione e inflazione da ventotto anni a questa parte; mutui per l’acquisto della casa; 10 milioni di nuovi occupati; 10 milioni di persone con un aumento del salario minimo e 25 milioni che usufruivano della legge Kennedy-Kassebaum per l’assistenza sanitaria; tagli delle tasse per 15 milioni di lavoratori; 12 milioni di beneficiari della legge sui permessi familiari; 10 milioni di giovani che potevano pagarsi gli studi grazie al prestito d’onore; 40 milioni di lavoratori con una maggiore sicurezza pensionistica. Dissi che ci stavamo muovendo nella giusta direzione> (7).
Nel corso della campagna per le elezioni presidenziali del 2000 negli Stati Uniti d’America, il candidato democratico Al Gore, utilizzando anche un’antitesi piuttosto articolata, ha parlato della necessità talvolta di <scegliere la strada difficile ma giusta invece di quella comoda ma sbagliata> (8).
Un riferimento al Right-track è stato fatto pure da Bettino Craxi: <Qualcuno ha detto che la nostra marcia è stata pendolare. Può darsi. Nessuno ci obbligava a camminare diritti come soldatini di piombo. Ciò che importa è camminare nella direzione giusta> (9).
NOTE
(1) CHAΪM PERELMAN, LUCIE OLBRECHTS-TYTECA, Trattato dell’argomentazione. La nuova retorica, Einaudi, 2013, pp. 305-306. Il procedimento a tappe presenta una certa somiglianza con l’argomento del superamento, del quale si è parlato in un articolo pubblicato il 17 novembre.
(2) Gente, 18 aprile 1996, pp. 7 e 9 e Famiglia Cristiana, 24 aprile 1996, p. 27
(3) Corriere della Sera, 12 aprile 1996, p. 4
(4) Riportato nel sito www.governo.it
(5) Riportato nel sito www.governo.it
(6) Cfr. il sito www.governo.it. Addirittura per un sito web, dedicato alla attività del Governo Renzi, è stata scelta la denominazione “passodopopasso”.
(7) BILL CLINTON, My Life, Mondadori, 2004, pp. 466, 778-779
(8) Riportato in CRISTIAN VACCARI, Il discorso politico nelle elezioni presidenziali Usa 2000, in sito web
(9) Riportato in PAOLA DESIDERI, Il potere della parola. Il linguaggio politico di Bettino Craxi, Marsilio, 1987, p. 155