di Giorgio Matza
Nella tragica circostanza del sisma, che il 24 agosto 2016 ha colpito l’Italia centrale, il Presidente del Senato Pietro Grasso ha dimostrato sensibilità non solo per la legalità (comprensibile in chi è stato fra l’altro Procuratore nazionale antimafia), ma anche per la creatività linguistica. Infatti, conversando con i giornalisti e riferendosi a precedenti esperienze di ricostruzione dopo un terremoto, ha parlato della necessità di scongiurare un pericolo, rappresentato da <una parte del Paese, quella degli speculatori, quella dei criminali che sono diventati imprenditori, quella degli imprenditori che sono diventati criminali> (1).
La seconda carica dello Stato, per potenziare il messaggio e dunque per rendere più efficace la comunicazione, ha utilizzato una figura retorica, una particolare forma espressiva, che, per il suo carattere inventivo, è impiegata dall’emittente per colpire l’attenzione e suscitare l’interesse del ricevente e tali effetti sono il presupposto della persuasione. Concretamente ha fatto ricorso al chiasmo, consistente nella disposizione incrociata, nella collocazione speculare di termini fra loro collegati o perché svolgono identiche funzioni sintattiche, come in <tua pietra, fratel mio> (Ugo Foscolo, In morte del fratello Giovanni): aggettivo + sostantivo, sostantivo + aggettivo; oppure perché appartengono agli stessi campi semantici, come in <Le donne, i cavalier, l’arme, gli amori> (Ludovico Ariosto, Orlando Furioso): amore + guerra, guerra + amore. Il rapporto fra i primi due elementi è ripreso e rovesciato negli altri due, si ha una sua ricomparsa in ordine inverso e quindi una rottura del comune parallelismo.
È possibile considerarlo come un iconismo sintattico, con cui si sfruttano le potenzialità imitative della realtà, possedute, per l’appunto, dalle strutture sintattiche della lingua. Infatti con una costruzione a croce si cerca, più o meno consapevolmente, di ricreare determinati aspetti del contenuto, nella fattispecie l’asimmetria, la disparità, lo squilibrio, sul piano dell’espressione (2).
Durante la campagna per le elezioni del 21 aprile 1996, nel corso del programma televisivo Linea Tre, trasmesso dalla Rai, il candidato del centrosinistra alla Presidenza del Consiglio, Romano Prodi, si rivolse direttamente e polemicamente al suo avversario, Silvio Berlusconi, così: <Io ho risanato imprese al servizio del Paese. Lei ha governato il Paese al servizio della sua azienda> (3).
Ci sono varie categorie di chiasmo: quello piccolo, costituito da parole e sintagmi e quello semplice, caratterizzato da affinità sintattica o semantica fra i termini, come negli esempi sopra riportati. Si oppongono rispettivamente a quello grande, riguardante intere frasi, come in <Trema un ricordo nel ricolmo secchio, / nel puro cerchio un’immagine ride> (Eugenio Montale, Cigola la carrucola del pozzo) e a quello complicato (detto anche antimetabole o antimetatesi), risultante dalla permutazione nell’ordine delle stesse parole per produrre un capovolgimento di senso, come nei seguenti casi:
<Bisogna mangiare per vivere e non vivere per mangiare> (Cornificio, Rhetorica ad C. Herennium, IV, 28, 39)
<La Francia mi ha dato tutto. Io darò tutto alla Francia> (Nicolas Sarkozy nella campagna per le elezioni presidenziali francesi del 2007) (4).
<Una vita per la pasta, una pasta per la vita> (pubblicità della marca Agnesi).
In poesia un uso efficace di questa variante è stato fatto da Giacomo Leopardi nella canzone Il sabato del villaggio. Protagoniste della prima strofa sono la donzelletta e la vecchierella, fra le quali esiste un rapporto sia di identità, sia di diversità, in quanto entrambe rappresentano la felicità, ma in forme differenti (la prima come speranza per il futuro e la seconda come ricordo del passato). Ne deriva l’impiego delle stesse parole, però con l’inversione della loro disposizione (“ornare […] al dì di festa” e “ai dì della festa […] si ornava”).
Forse pure Pietro Grasso ha voluto suggerire l’idea dell’esistenza di una relazione non solo di differenza, ma anche di uguaglianza fra “i criminali che sono diventati imprenditori e gli imprenditori che sono diventati criminali”.
Analogamente tale nesso di diversità-identità si trova in un annuncio pubblicitario, costituito dalle didascalie <Pomodoro da passare> e <Passato di pomodoro>, relative alle immagini rispettivamente dell’ortaggio e del preparato per la salsa Pomì, allo scopo di affermare che il prodotto industriale mantiene le caratteristiche di quello naturale.
Riguardo alla comunicazione politica italiana, Pietro Trupia ha ricordato che, in risposta ad Enrico Berlinguer, il quale considerava il suo partito, il PCI, <di lotta e di governo>, Aldo Moro definì il proprio, la DC, <di governo e di lotta> (5). Con la collocazione incrociata dei medesimi vocaboli probabilmente si intendeva mettere in risalto una differenza, ma senza escludere l’eventualità di una futura collaborazione.
L’antimetatesi contraddistingue pure una massima formulata da Silvio Berlusconi: <Non i cittadini nelle mani dello Stato, ma lo Stato nelle mani dei cittadini>. Essa forse vagamente ne richiama un’altra, memorabile: <Non chiedetevi che cosa il vostro Paese può fare per voi, chiedetevi che cosa voi potete fare per il vostro Paese>. Era l’invito che John F. Kennedy indirizzava ai suoi connazionali nell’allocuzione d’insediamento alla presidenza degli Stati Uniti d’America, tenuta a Washington, il 20 gennaio 1961 (6).
Però, pur essendo similare la struttura discorsiva, emerge un contrasto per il significato. I valori sono gli stessi, ma la loro gerarchia è invertita: prevale il particolare sul generale per l’uomo politico e imprenditore italiano e il generale sul particolare per l’allora presidente americano.
Anche con il chiasmo, così come con le altre figure retoriche, il discorso acquista maggiore energia. La famosa esortazione kennediana, come hanno rilevato Alberto Cattaneo e Paolo Zanetto, <suona sicuramente molto meglio rispetto a dire “I tuoi doveri di cittadino sono importanti, molto più importanti, senza dubbio, dei doveri che la nazione nel suo complesso ha nei tuoi confronti come individuo”> (7).
Effettivamente, secondo il pubblicitario francese Jacques Séguéla, <per convincere, ogni politico deve sacrificare alla forma, se vuole imporre il contenuto. E ciò non significa che il contenuto faccia difetto. Esso è sempre il motore, ma la forma è il carburante senza il quale il contenuto non può imporsi […] Le battute sono dei minispot pubblicitari. Con la stessa futilità ma la stessa efficacia se s’iscrivono in una strategia> (8).
Altre due frasi sentenziose, costruite in forma di chiasmo complicato, si trovano nella stessa allocuzione, scritta dallo speechwriter (e consigliere e amico del presidente americano) Ted Sorensen e nel Messaggio di John F. Kennedy all’ONU del 25 settembre 1961: <Non dobbiamo mai negoziare per paura, ma non dobbiamo mai aver paura di negoziare> e <L’umanità deve porre fine alla guerra, o la guerra porrà fine all’umanità> (9).
NOTE
(1) Tgcom24, 27 agosto 2016.
(2) FERNANDO DOGANA, Le parole dell’incanto. Esplorazioni dell’iconismo linguistico, Franco Angeli, 1990.
(3) Riportato in Corriere della Sera, 13 aprile 1996, p. 3.
(4) Riportato in Corriere della Sera, 20 aprile 2007, p. 13.
(5) PIETRO TRUPIA, Logica e linguaggio della politica, Angeli, 1986.
(6) JOHN F. KENNEDY, La nuova frontiera. Scritti e discorsi (1958-1963), Donzelli Editore, 2009, p. 62.
(7) ALBERTO CATTANEO, PAOLO ZANETTO, Elezioni di successo. Manuale di marketing elettorale, Etas, 2003, p. 198.
(8) JACQUES SÉGUÉLA, Eltsin lava più bianco. Un mago della pubblicità al servizio degli uomini politici, Sonzogno, 1992, pp. 185-186.
(9) JOHN F. KENNEDY, Op.cit., p.60 e ELENA SPAGNOL, Citazioni, le garzantine (Edizione speciale per il Corriere della Sera, su licenza di Garzanti Libri), 2006, p. 435.
BIBLIOGRAFIA
ANGELO MARCHESE, Dizionario di retorica e di stilistica, Mondadori, 1978
BICE MORTARA GARAVELLI, Manuale di retorica, Bompiani, 1991
OLIVIER REBOUL, Introduzione alla retorica, Il Mulino, 1996
GIANFRANCA LAVEZZI, Breve dizionario di retorica e stilistica, Carocci, 2004.