Benito Mussolini ha fatto anche cose buone, quindi la sua figura deve essere riabilitata. Però, se vale per Mussolini, vale anche per Jack lo Squartatore. Anche lui avrà fatto “anche” cose buone…
Voglio parlare della generalizzazione indebita. Si tratta di un’induzione difettosa.
Funziona così: si generalizza un risultato, partendo da conferme parziali. Ho incontrato uno svedese antipatico e affermo che tutti gli svedesi sono antipatici.
Torniamo a Mussolini. I suoi sostenitori dicono: “Però, ha fatto anche cose buone”, nella speranza di riabilitare la sua figura politica e il suo ruolo di statista. Ritengo che possiamo dire lo stesso di Jack lo Squartatore.
Sappiamo poco su Jack lo Squartatore. Alcuni studiosi hanno ipotizzato che fosse un commerciante di cotone di Liverpool. Chissà, forse, un giorno, ha fatto lo sconto a una vecchina povera che doveva cucire il vestito per la festa della nipotina… Però ha anche sgozzato e orribilmente mutilato almeno cinque donne.
Torniamo a Mussolini. Chi vuole riabilitare Mussolini porta l’argomentazione delle bonifiche: ”Mussolini ha bonificato i terreni paludosi e malarici”.
Gli storici ci dicono che i terreni da bonificare in Italia avevano un’estensione di 8 milioni di ettari. Il regime fascista dichiara di aver bonificato 4 milioni di ettari su 8. Lo storico Francesco Filippi sottolinea che gli ettari per i quali, durante il Fascismo, si era a buon punto con i lavori di bonifica erano 2 milioni, dei quali 1 milione e mezzo di ettari erano stati bonificati prima del Fascismo.
In realtà, osserva Filippi, i lavori di bonifica in Italia vengono ultimati dopo la Seconda Guerra Mondiale, con i fondi del piano Marshall e della Cassa del Mezzogiorno.
I riabilitatori della figura di Mussolini portano anche l’argomentazione del duce che ha dato una casa agli italiani che non potevano permettersela. Anche questo è parzialmente vero. L’edilizia popolare nasce in Italia prima del Fascismo. Il regime fascista prosegue questa politica ottenendo risultati parziali. Bisogna anche dire che milioni di abitazioni sono state distrutte a causa della Seconda Guerra Mondiale, nella quale lo stesso Governo fascista ci ha fatto entrare. Anche l’Eur, bellissimo quartiere a sud di Roma, è stato completato solo negli anni Cinquanta.
Da qui nascono tre domande.
Perché abbiamo questo bisogno di rivalutare il passato, anche a costo di fare nostra una banale generalizzazione indebita? Questo atteggiamento, ammettiamolo, non può essere attribuito solo ai nostalgici del fascismo. Tutti noi, chi più chi meno, rischiamo di farci contagiare da una malattia che il filosofo Bauman chiama retropia. La retropia è l’utopia al contrario, perché guarda indietro. Preferiamo mitizzare il passato, perché abbiamo paura del futuro.
Perché abbiamo questo bisogno di semplificare la realtà, aggrappandoci ai “sentito dire” che non ci preoccupiamo di andare a verificare, anche a costo di fare nostra una banale generalizzazione indebita? Perché quello che è facile sembra vero. “Mussolini ha fatto anche cose buone, quindi la sua figura deve essere rivalutata” è un’affermazione facile, immediata. Sembra un assioma. Ma non lo è. La realtà è molto più complessa.
Ma allora perché abbiamo questo bisogno di esprimere un giudizio su qualcosa su cui non siamo competenti (e non abbiamo la minima voglia di diventarlo), anche a costo di fare nostra una rozza generalizzazione indebita? Forse perché tutti noi, nessuno escluso, siamo affetti dal così detto “effetto Dunning Kruger”. Gli psicologi David Dunning e Justin Kruger, in uno studio, individuarono quel fenomeno per il quale più siamo incompetenti e più pensiamo di non esserlo. Chi è senza peccato scagli la prima pietra.
E vi lascio con una doppia citazione: quando c’era lui i treni arrivavano in orario. E Jack lo Squartatore salutava sempre.