Le gerarchie dei valori nella comunicazione di Maria Elena Boschi

L’emergenza lavoro viene prima dell’emergenza Covid. Quando la gerarchia dei valori diventa strategia argomentativa

Nella loro opera più famosa, prima degli argomenti veri e propri (nel senso di prove portate a favore di una tesi), Chaïm Perelman e Lucie Olbrechts-Tyteca affrontano l’accordo dell’uditorio, che si fonda su “quanto si ritiene ammesso da parte degli ascoltatori” (1). Uno degli oggetti di tale adesione, il quale si utilizza in funzione di presupposto della persuasione, è costituito dalle gerarchie. A esse ci s’ispira nel dibattito politico per indicare ciò che è giudicato preminente. Saperlo riconoscere, per partecipare efficacemente al governo di uno Stato (o per aspirarvi), è una dote indispensabile. Maria Elena Boschi ha dimostrato di averla con un’intervista rilasciata a Maria Teresa Meli (2), al punto che è possibile individuare nel complesso delle risposte la premessa dell’argomentazione, della quale stiamo trattando, come motivo centrale, ossia il “procedimento retorico […] che funge da principio organizzatore del testo” (3).

Innanzi tutto la capogruppo di Italia Viva alla Camera, tenendo conto della situazione in cui ci si trova al momento del colloquio con la giornalista, sostiene che le urgenze dell’occupazione sono ormai decisamente più impellenti rispetto alle esigenze concernenti la salute della popolazione, messa in pericolo dal coronavirus: “Oggi abbiamo 40 persone in terapia intensiva ma i dati dicono che ci sono oltre 500.000 persone che hanno perso il posto di lavoro. Lo stato di emergenza di questo Paese adesso riguarda il lavoro prima che il Covid”.

In qualche modo la considerazione è resa maggiormente incisiva da un argomento, che rientra fra i luoghi della quantità, cioè “i luoghi comuni che affermano che una cosa vale più di un’altra per ragioni quantitative” (4). Nel caso specifico, si garantiscono ovviamente le cure necessarie a 40 pazienti in gravi condizioni, ma è irrimandabile l’adozione di misure atte a eliminare la disoccupazione di 500.000 lavoratori.

L’ex ministra per le riforme costituzionali e i rapporti con il parlamento, con Renzi presidente del Consiglio, ha poi chiarito: “Il contagio continua e dobbiamo essere super prudenti. I dati però dicono che in questa fase il virus non produce gli stessi danni catastrofici di quattro mesi fa. E dunque dobbiamo ripartire, a cominciare dalle scuole. E dagli investimenti, viste le ingenti risorse disponibili”.

A una successiva domanda, ricorrendo comunque a una scala di valori, ha risposto: “Non c’è bisogno né di commissioni né di task force. Più che aumentare le poltrone penserei a come aumentare i posti di lavoro”. E perfino coniando uno slogan particolarmente espressivo intorno alla superiorità dei fatti sulle parole: “Noi chiediamo di mettere subito risorse su turismo, moda, ristorazione, artigianato. Vorrei vedere meno post su Facebook e più decreti attuativi”.

A proposito della strategia politica del leader di Forza Italia, ha osservato: “La priorità non sono i giochi parlamentari di Berlusconi ma come aiutare le aziende a rialzarsi”.

In seguito così ha stigmatizzato le scelte dei mezzi di comunicazione di massa nei suoi confronti: “Mi domando: ma quanto sarebbe bello se i media dedicassero lo stesso spazio che hanno dato a quella foto [di una sua gita in barca] alle mie foto con i ragazzi delle scuole di San Luca che ho incontrato con i magistrati anti ‘ndrangheta o a quelle con le vittime della tratta? C’è chi preferisce il gossip, ma io rivendico il diritto di essere giudicata per ciò che faccio in Parlamento, non per il colore del mio costume a Ischia”.

La constatazione riecheggia – non sappiamo se consapevolmente o meno – una riflessione del logografo (oggi si direbbe speechwriter) e oratore greco Isocrate (436-338 a.C.): “È molto meglio opinare in modo ragionevole su cose utili, piuttosto che avere conoscenze precise su cose inutili” (5).

Qualcuno potrebbe dissentire su simili prese di posizione? Ogni estratto conferma la possibilità di adoperare la gerarchia quale oggetto di accordo con il pubblico dei lettori. Il richiamo a esse in tale funzione si trova anche nella produzione discorsiva di Matteo Renzi. Lo abbiamo visto in un precedente articolo (6).

In un colloquio posteriore, con la giornalista Giovanna Vitale, Maria Elena Boschi si è avvalsa della medesima premessa dell’argomentazione in sei risposte su nove domande. Ecco i relativi passaggi:

“Il documento cui lei si riferisce era una richiesta del Pd per accettare di votare il taglio dei parlamentari. Oggi però la priorità dovrebbe essere la lotta alla disoccupazione. Pensiamo ai posti di lavoro, non ai collegi”

“Noi vogliamo concentrarci sull’economia da rilanciare, non sulla legge elettorale”

“Se pensassimo al nostro interesse sposeremmo il proporzionale. Noi chiediamo il maggioritario, pur essendo un partito stimato ancora basso nei sondaggi, perché per noi prima viene l’interesse dell’Italia, poi l’interesse di Italia viva”

“Vorrei però segnalare che in Parlamento ci sono diversi decreti legge sulla crisi economica da approvare. E che abbiamo chiesto – anche per agosto – un dibattito su come spendere i soldi che arriveranno dall’Europa. Sono tra quelli che chiedono di cambiare la Costituzione, ma oggi – insisto – la priorità è aiutare chi non ce la fa”

“Più che un dibattito sui ministri serve oggi un’analisi seria e serrata delle cose che vanno fatte subito”

“Con le nostre misure abbiamo creato più di un milione di nuovi posti di lavoro. Oggi dobbiamo fare la stessa cosa: i soldi impieghiamoli per riportare la gente al lavoro, non solo per la cassa integrazione” (7).

Così ha convalidato l’immagine di persona in grado di stabilire le preminenze nell’azione di governo. Ha riaffermato, per usare la terminologia dei moderni esperti di comunicazione, una ben precisa “identità verbale”. La nozione però non è del tutto originale. Corrisponde a un concetto definito fin dall’antichità dai più autorevoli studiosi della retorica, quali furono Aristotele, Cicerone, Quintiliano. Perelman e Olbrechts-Tyteca ci ricordano: “Ciò che gli antichi chiamavano ethos oratorio si riassume nell’impressione che l’oratore dà di se stesso per mezzo di ciò che dice” (8).

Inoltre le asserzioni della capogruppo di Italia Viva alla Camera implicano un contrasto rispetto a quanti non applicano le sue gerarchie di valori. I due autori appena citati hanno rilevato: “L’argomentazione non potrebbe procedere di molto senza ricorrere a paragoni, nei quali diversi oggetti siano posti a confronto per essere valutati l’uno in rapporto all’altro” (9).

Nella risposta di Boschi a una domanda di Maria Teresa Meli si sottolinea con un intento particolarmente polemico una differenza tra il proprio partito e un movimento, con cui si continua ad avere un rapporto di reciproca avversione, nonostante la partecipazione alla medesima coalizione governativa. Riferendosi al fidanzato del portavoce del presidente del Consiglio, il cubano Josè Carlos Alvarez Aguila, che ha perso in due mesi 18 mila euro con il trading online, ha osservato: “Sono oggetto dell’odio dei leoni da tastiera da anni. Se fosse capitato a me quello che sta succedendo a Rocco Casalino le squadre social dei Cinque Stelle – che un tempo Casalino guidava – mi avrebbero insultato per giorni. Noi non abbiamo mai ripagato con la stessa moneta chi ci ha aggredito mediaticamente. Siamo diversi e rivendichiamo questa diversità”.

Più esattamente, la parlante indica, come una prerogativa del suo gruppo, il rifiuto di attuare la “regola di giustizia”, che “esige l’applicazione di un identico trattamento ad esseri o situazioni integrati in una stessa categoria” (10): nel caso specifico, se tu attacchi me pretestuosamente, io mi comporto con te in modo analogo. Da tale rinuncia deriva un’idea di equilibrio, ponderatezza, moderazione, qualità che si dovrebbero apprezzare nei politici. Si delinea quindi l’utilizzazione dello strumento retorico di ordine affettivo dell’ethos, ossia “il carattere che deve assumere l’oratore per accattivarsi l’attenzione e guadagnarsi la fiducia dell’uditorio” (11).

Note

(1) Chaïm Perelman e Lucie Olbrechts-Tyteca, Trattato dell’argomentazione. La nuova retorica, Einaudi, 2013, p. 71.

(2) Corriere della Sera, 29 luglio 2020, p. 8.

(3) Olivier Reboul, Introduzione alla retorica, Il Mulino, 1996, p. 197.

(4) Chaïm Perelman e Lucie Olbrechts-Tyteca, op. cit., p. 93. Certi argomenti sono definiti luoghi comuni per la loro presenza nella memoria collettiva e per il loro frequente impiego.

(5) Isocrate, Encomio di Elena, § 5, riportato in Chaïm Perelman e Lucie Olbrechts-Tyteca, op. cit., p. 89.

(6) “Matteo Renzi: parlare da presidente, senza essere presidente”, pubblicato nel nostro sito il 25 agosto 2020.

(7) la Repubblica, 7 agosto 2020, p. 14.

(8) Chaïm Perelman e Lucie Olbrechts-Tyteca, op. cit., p. 346.

(9) Chaïm Perelman e Lucie Olbrechts-Tyteca, op. cit., p. 262.

(10) Chaïm Perelman e Lucie Olbrechts-Tyteca, op. cit., p. 237.

(11) Olivier Reboul, op. cit., p. 21.