Doxa batte epistème. Il linguaggio che interpreta l’opinione sconfigge la verità? La campagna elettorale 2018 tra fallacie e fake news. Ecco la retorica nel tempo del web.
Roberta Lombardi e la falsa dicotomia, Matteo Salvini e la fallacia della brutta china, Vincenzo De Luca e l’argumentum ad hominem; fino all’autenticismo di Silvio Berlusconi e all’argumentum ad judicium del Movimento 5 Stelle.
Le fallacie sono alla base del linguaggio del populismo, però il loro meccanismo non si studia nelle scuole e, quasi mai, nelle università. Eppure è importante conoscere le fallacie per vaccinarsi. O semplicemente per farsi un’idea in un modo che che Filippo Ceccarelli chiama “marketing della parola”.
Con un po’ di ingenuità, siamo portati a pensare che le fallacie siano utilizzate solo da imbroglioni, manipolatori e malvagi. Non è così. Le usiamo tutti, spesso senza saperlo, e le subiamo tutti, spesso senza riconoscerle. Dovremmo ricorrere a un linguaggio fallacia-free? Assolutamente no, sarebbe impossibile. Dovremmo solo imparare a maneggiarle con cura.
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