Come affrontare la glossofobia, l’ansia di parlare in pubblico
Manager, avvocati, professori, attori, politici… Sembra incredibile ma molte persone che appartengono a queste categorie hanno paura di parlare in pubblico. Pochi, però, hanno il coraggio di confessarlo. La paura di parlare in pubblico, anche detta glossofobia, è infatti molto più diffusa di quanto possiamo immaginare. Fortunatamente esistono molti modi per affrontarla e superarla.
Cos’è la glossofobia
La parola glossofobia indica la paura di parlare in pubblico, ovvero di esporsi davanti a una platea e pronunciare un discorso. Quasi tutti ne abbiamo sofferto e, di fatto, è una nemica che non ci abbandona mai completamente.
Troppo spesso, proprio mentre pronunciamo un discorso, ci risuona nella testa quella maledetta glossofobia che, con la sua odiosa vocina, ci dice: “cosa ci fai qui?”, “ci sono mille persone più preparate di te!”, “perché ti sei messo (o messa) questo vestito orrendo?”, “dovresti perdere almeno cinque chili!”. La verità è che quella vocina malefica è la nostra. Siamo noi i peggiori sabotatori di noi stessi!
Sono molti i timori che affliggono chi parla in pubblico. Ad esempio fare brutta figura, bloccarsi, dimenticare il discorso, impappinarsi, essere giudicati inadeguati, perdere la faccia o, semplicemente, sentirsi a disagio con il proprio corpo. Questi timori sono acuiti quando si è coscienti di dover tenere un discorso che verrà valutato dai propri ascoltatori, aumentando l’ansia da prestazione.

Paura di parlare in pubblico: come si manifesta
La glossofobia comporta anche manifestazioni fisiche; tra i sintomi della paura di parlare in pubblico i più comuni sono:
- diventare rossi;
- sudare;
- sentire la bocca asciutta;
- contrarre i muscoli delle spalle;
- tachicardia;
- crisi di vomito.
Queste manifestazioni potrebbero sfociare in veri e propri attacchi di panico, segno che l’ansia di parlare in pubblico da carica adrenalinica è diventata disfunzionale, e portare ad evitare in tutti i modi di parlare in pubblico.

Le cause dell’ansia di parlare in pubblico
Perché si ha paura di parlare in pubblico? Quali sono le cause? Spesso l’ansia di parlare in pubblico è associata a un atteggiamento riservato e umile come se, al contrario, quelli che si sentono più a proprio agio fossero sfacciati e presuntuosi. Non sempre è così. Le vie dell’ansia sono infinite. Dalla nostra esperienza, chi non ha paura di parlare in pubblico è spesso una persona che accetta l’idea di sbagliare. Lo mette in conto e non se ne fa un cruccio. Sa che l’errore non gli costerà la vita e che può sempre diventare un’occasione di comunicazione con il suo pubblico. È il perfezionismo il vero nemico dell’oratoria.
Tuttavia le cause della glossofobia possono essere profonde e avere radici antiche. Per esempio esperienze infantili e adolescenziali: il professore che ci ha umiliato davanti a tutti; il genitore che ci intimava di tacere, perché “non capivamo niente”; il compagno che ci bullizzava; la classe che ci escludeva. Molti di noi hanno alle spalle traumi che non hanno mai realmente superato. Sarebbe utile cercare di farli riaffiorare tra i nostri ricordi per elaborarli e cercare di andare oltre, consapevoli del fatto che non siamo più quel bambino o quella bambina. Abbiamo tutte le possibilità di diventare più consapevoli e sicuri, anche grazie a qualche piccola strategia che la retorica ci mette a disposizione per affrontare e superare la paura di parlare in pubblico.
Esistono soluzioni per l’ansia di parlare in pubblico?
Esistono eccome. Molti si chiedono come superare la paura di parlare in pubblico: non ci addentriamo qui nelle cause, come l’inadeguatezza, la fobia sociale, i traumi infantili. Per questi problemi serve un percorso di psicoterapia. Ci concentriamo invece su semplici attività pratiche che possono risultare risolutive e farci “portare a casa” un discorso, senza traumi, anzi addirittura divertendoci. Affrontiamo dunque i sintomi della paura di parlare in pubblico con degli esercizi per una comunicazione efficace davanti ad un audience.

Come superare la paura di parlare in pubblico: tecniche e consigli
Di seguito elenchiamo alcuni consigli pratici e suggerimenti per vincere la paura di parlare in pubblico ed allenare la comunicazione efficace, tecniche che possono essere attuate sin da subito ed esercitate, per affrontare con più serenità i discorsi di fronte ad una platea e superare il panico da microfono.
1. Non spaventarsi quando si prova a casa
Quando proviamo il nostro discorso a casa, di solito facciamo letteralmente schifo. Ci inceppiamo, abbiamo vuoti di memoria, ci sentiamo perduti. Dopo le prove casalinghe, si annuncia una nottataccia: dormiamo male e, il giorno dopo, arriviamo a pronunciare il nostro discorso stanchi e demoralizzati. Dobbiamo pensare invece che è assolutamente normale essere poco brillanti nelle prove a casa. Per assurdo, senza il pubblico siamo deconcentrati e freddi. Non possiamo contare su quella sana adrenalina che fa da benzina alla prestazione. Quindi, bene fare le prove il giorno prima, ma senza cadere nel panico. L’indomani andrà molto meglio!
2. Individuare chi ci fa veramente paura
C’è una persona nel pubblico che ci spaventa più delle altre. Può essere il nostro capo o, spessissimo, una persona che ci è familiare, che sappiamo che ci vuole bene. Per esempio il fidanzato, un amico, un genitore. Un’attrice molto affermata ci ha confessato che, quando invita a teatro le sue amiche del cuore, teme solo il loro giudizio, non quello delle altre centinaia di persone che sono sedute nel teatro. La verità è che abbiamo paura di deludere coloro che ci vogliono bene, anche se sono incoraggianti nei nostri confronti. All’inizio, possiamo anche non invitarli, spiegando loro la ragione. Oppure condividere con loro il nostro imbarazzo. La confessione ci farà sentire più leggeri. Per quanto riguarda il capo o il professore che ci incute timore, ricordiamo che non è il nostro unico interlocutore. Non rivolgiamoci solo a lui o lei. Parliamo al resto del pubblico, stabilendo un canale di comunicazione. Lo sguardo dei componenti della platea ci darà coraggio ed energia e ci farà osservare dal capo o dal prof sotto un’altra luce.
3. Un bel respiro prima di iniziare e nei momenti difficili
L’inizio di un discorso è sempre complicato, poi di solito ci scaldiamo. Per cominciare nel modo giusto, ricordiamoci di fare un lungo respiro. Non facciamoci prendere dalla fretta. Arriviamo sul palco, piantiamo bene i piedi a terra, respiriamo e, solo dopo, iniziamo. Respirare serve anche per affrontare gli inciampi che possono capitare durante il discorso: un vuoto mentale, il video che non parte, una parola che non riusciamo a pronunciare. Respirare ci aiuta a ragionare e a trovare soluzioni alternative.
4. Gestire la paura del vuoto mentale
Non c’è assolutamente niente di male nel pronunciare un discorso con un foglio in mano, dal quale leggere parole chiave o dati. Se decidiamo di parlare senza slide, prepariamo una scaletta. Ricordiamoci di numerare i fogli. Se ci cadono, dobbiamo avere la possibilità di metterli in ordine velocemente. E ricordiamo anche di scrivere il testo in un corpo molto grande (14 o 16 punti), di gestire i salti di pagina quando cambia l’argomento (non “nel mezzo” di un argomento) e di mettere in grassetto parole chiave e numeri che possiamo sbirciare rapidamente. Quei fogli possono essere la nostra coperta di Linus.
5. Acqua
Portiamo sempre con noi una bottiglietta d’acqua, ci aiuterà se la salivazione si azzera e ci rinfrescherà se sentiamo il viso arrossato dall’imbarazzo. Bere un sorso d’acqua serve anche a recuperare la concentrazione nei momenti di difficoltà. Un sorso, un respiro, un sorriso e via!
6. Accettare le nostre imperfezioni e giocare sugli errori
Diventiamo rossi? Bene, vuol dire che teniamo a quello che stiamo dicendo. Il video che abbiamo provato mille volte non parte? Un classico, quando serve i video non partono mai. Ci impuntiamo su una parola? Ammettiamolo: “non so per voi, ma questa parola per me è impossibile da pronunciare!”. Il trucco è accettare che siamo esseri finiti, non infiniti. In quanto tali, mostriamo emozioni che preferiremmo nascondere, commettiamo errori, proviamo imbarazzo. Prima lo accettiamo e meglio è. Non avere la presunzione di essere perfetti, ci aiuterà a diventare oratori migliori e ci darà la tranquillità di giocare con il pubblico, usando l’errore come un’occasione di comunicazione. Ecco perché la retorica prevede, tra le sue tecniche, l’excusatio propter infirmitatem, una strategia per ammettere la propria difficoltà usata da personaggi con ruoli chiave nel Paese. Uno tra questi è Mario Draghi che nel febbraio 2021, nel suo primo discorso come premier, ammette di essere molto emozionato e poi sbaglia di tre zeri il numero di italiani ricoverati in terapia intensiva per Covid. Nessuno, neanche i media ostili, ne hanno fatto un dramma. Precedentemente, nel 2015, Sergio Mattarella, nel suo discorso del giuramento, perde il foglio, e sorride. Allora, chi crediamo di essere noi per disperarci per un errore? Riteniamo di essere davvero così importanti? Rilassiamoci.
7. Accettare che non siamo mai al massimo della preparazione
Tutti arriviamo al giorno X, il giorno del discorso, che avremmo voluto fare di più. Non abbiamo mai aperto quel documento. Abbiamo letto tutto, ma non ci siamo concentrati abbastanza sulla sintesi. Avremmo dovuto elaborare meglio i dati, avremmo dovuto scrivere il discorso… La preparazione non è mai al 100% come vorremmo. Ormai è fatta. Sentirci in colpa non ci aiuterà a espiare il nostro peccato, tanto meno a essere oratori migliori. Facciamocene una ragione e raccontiamo al meglio quello che sappiamo. Questo non vuole essere un’istigazione alla sciatteria e alla cialtronaggine. Lo studio e l’allenamento sono elementi fondamentali del parlare in pubblico. Ma la perfezione è irraggiungibile per tutti, anche per noi!