L’11 giugno si terrà a Roma il settimo appuntamento della serie Grandi Processi della Retorica. Sul banco degli imputati ci sarà l’opinione pubblica. Quest’ultima è il sale della democrazia oppure rappresenta il dominio del populismo? Ne dibatteranno Lorenzo Malagola, segretario generale della Fondazione De Gasperi, ed Edoardo Novelli, professore di Comunicazione Politica all’Università Roma Tre. Malagola sosterrà la colpevolezza dell’opinione pubblica; mentre Novelli la sua innocenza. Le regole del gioco saranno illustrate da Flavia Trupia di PerLaRe-Associazione Per La Retorica; Andrea Talamonti di Civita Hub-titude introdurrà l’incontro e Andrea Granelli, vice presidente di PerLaRe-Associazione Per La Retorica e fondatore di Kanso, sarà il giudice.
L’iniziativa è organizzata da PerLaRe-Associazione Per La Retorica, insieme ad Associazione Civita, Fondazione De Gasperi, Luiss Business School, associazione ConcretaMente. La serie dei Grandi Processi della Retorica ha ottenuto il patrocinio della Regione Lazio. L’incontro si terrà lunedì 11 giugno alle 18, in Piazza Venezia 11 a Roma, nella sede di Civita.
Il processo all’opinione pubblica approfondirà l’eterna contrapposizione tra epistème e doxa, la vera conoscenza e comprensione contrapposta all’opinione diffusa, alla credenza comune. Se, da una parte, è giusto tendere sempre verso la verità; dall’altra, bisogna riconoscere che, su molti argomenti, non esistono una verità assolute, ma ipotesi e opinioni. Settori come la politica, l’economia, ma anche il diritto sono il regno del verosimile, non necessariamente del vero.
I social media, poi, sono diventati il luogo di elezione dell’opinione, tanto da portare il Fohla de S. Paulo, il più importante quotidiano brasiliano, ad abbondonare Facebook nel febbraio 2018, a causa del dilagare delle pagine di fake news, premiate dal nuovo algoritmo di Zuckerberg.
Bisogna anche aggiungere che le democrazie si basano sul diritto di tutti di dire la propria. Ma qual è il momento in cui questa pratica diventa controproducente? Il marketing della parola, tipico della comunicazione politica, può avere effetti collaterali gravi? D’altro canto, la pura informazione non esiste e sarebbe appannaggio di pochi eletti. La verità deve rimanere un obiettivo al quale tendere. Ma nel frattempo?
I Grandi Processi della Retorica, sono stati avviati da PerLaRe-Associazione Per La Retorica nel 2017. Fino a ora ne sono stati realizzati sei: processo all’innovazione, alla predica, al tottismo (sul tema del famoso che diventa maestro di etica e di estetica), all’algoritmo, al merito, a noi donne (sul perché le donne vengono molestate e stanno zitte). Qui i nostri eventi.
Come funziona il Grande Processo della Retorica?
Le due “parti” dibattono su un tema: una “gioca” per dimostrarne l’innocenza; l’altra la colpevolezza. In tutto, il dialogo dura 30 minuti. A metà, dopo 15 minuti, è previsto un breve intervallo nel quale le due parti potranno ascoltare i suggerimenti dei componenti del pubblico, che verranno sussurrati all’orecchio. Un giudice sarà tra i due relatori e contribuirà a far andare avanti il dibattito.
I due relatori si esercitano in un gioco retorico, quindi, nel corso del dibattito, estremizzano le proprie posizioni. Alla fine del dialogo, sarà il pubblico a decretare la colpevolezza o l’innocenza del tema, attraverso un applausometro.
I Grandi Processi della Retorica prendono spunto dalle disputatio della tradizione medioevale. Pietro Cantore, teologo francese del XII secolo, sosteneva: “Nessuna verità può essere veramente capita e predicata con ardore se prima non sia stata masticata dai denti della disputa”. Noi dell’Associazione Per La Retorica organizziamo le disputatio 4.0.
Guarda l’infografica con le regole del gioco.
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