Consiste in una violazione delle norme sintattiche che regolano la costruzione della frase. Il suo inizio, il cosiddetto soggetto logico, non si accorda grammaticalmente con ciò che segue, ma rimane sospeso e dunque acquista maggiore risalto. È come se si verificasse un “cambiamento di progetto” nella elaborazione del discorso.
Alcuni casi si trovano nel romanzo I Promessi Sposi:
“Chi non ne avesse idea, ecco alcuni squarci autentici” (il narratore a proposito della “specie” dei bravi nel cap. I)
“Lei sa che noi altre monache, ci piace di sentir le storie per minuto” (Gertrude nel cap. IX)
“Quelli che muoiono, bisogna pregare Iddio per loro” (Renzo nel cap. XXXVI).
Olivier Reboul ha osservato efficacemente: “Non è un errore, è l’irruzione del codice orale in quello scritto, che rende così l’espressione più personale e l’argomentazione più vivace” (Introduzione alla retorica, Il Mulino, 1996, p. 158).
Talvolta nei testi letterari si usa specificamente in funzione di mimési, cioè d’imitazione della lingua parlata, soprattutto di personaggi umili.
Comunque, per l’effetto che si crea, è possibile classificare l’anacoluto tra le figure della sincerità, giacché può valere anche per esso quanto Chaïm Perelman e Lucie Olbrechts-Tyteca sostengono riguardo all’inversione (o anastrofe): “Sostituisce all’ordine naturale della frase un ordine nato dalla passione”. Una dimostrazione di quest’ultima è, secondo i due autori, proprio la “mancanza di nessi” (Trattato dell’argomentazione. La nuova retorica, Einaudi, 2013, p. 492).
Voce a cura di Giorgio Matza.