Anafora (figura retorica): definizione, significato, etimologia, esempi
/a·nà·fo·ra/
Definizione
L’anafora è una figura retorica che consiste nella ripetizione di una o più parole all’inizio di frasi o di versi che si susseguono.
Speculare all’anafora è l’epifora, figura retorica che consiste nel ripetere una o più parole alla fine di frasi o versi.
Etimologia
Anafora, dal greco ἀναφορά, anaphorá, «ripresa», da aná, “di nuovo”, e phéro, “io porto”.
Anafora: Esempi
Un esempio di anafora è nei versi della Divina Commedia di Dante:
Per me si va nella città dolente,
Per me si va nell’eterno dolore,
Per me si va tra la perduta gente
(Dante Alighieri, Divina commedia, 1304-1321 ca.)
Un ulteriore esempio è nella poesia “S’i’ fosse foco” di Cecco Angiolieri:
S’i’ fosse foco, arderei ‘l mondo;
s’i’ fosse vento, lo tempesterei;
s’i’ fosse acqua, i’ l’annegherei;
s’i’ fosse Dio, mandereil’en profondo;
(Cecco Angiolieri, S’i’ fosse foco, Sonetti, 86)
Un altro esempio di anafora è nel famoso discorso di Martin Luther King:
“Ho un sogno. che un giorno questa nazione si solleverà e vivrà il vero significato del suo credo: «consideriamo queste verità come evidenti, che tutti gli uomini sono stati creati uguali».
Ho un sogno. Che un giorno sulle rosse colline della Georgia i figli di quelli che una volta erano schiavi e i figli dei padroni saranno capaci di sedersi insieme al tavolo della fratellanza.
Ho un sogno. Che un giorno anche lo stato del Mississippi, uno Stato soffocante per il caldo dell’ingiustizia, soffocante per il caldo dell’oppressione, sarà trasformato in un’oasi di libertà e giustizia.”
(Martin Luther King, Ho un sogno, marcia su Washington per il lavoro e la libertà, Lincoln Memorial, 28 agosto 1963).