Anagramma

Forma di paronomasia consistente nello spostamento dei fonemi di un termine in modo da formarne uno diverso. Rientra nel fenomeno, piuttosto frequente in poesia, delle parole sotto le parole. Stefano Agosti (Il testo poetico, Rizzoli, 1972, pp. 40-41) ha analizzato quello che si trova nella prima strofa della canzone A Silvia, di Giacomo Leopardi, tra il nome “Silvia”, all’inizio e il verbo “salivi”, alla fine.

Il vocabolo anagrammato è solitamente tematico e può essere anche “incluso” o “sovraincluso”, ossia inserito rispettivamente in un altro o a cavallo di due contigui. Così si rafforza il significato del messaggio: infatti il poeta, consciamente o incon­sciamente, fa risuonare e percepire una certa espressione al lettore subliminalmente, cioè al di sotto del livello della sua coscienza, ossia senza che egli se ne renda conto.

Nel testo poetico X Agosto, di Giovanni Pascoli, la parola chiave “nido” ricorre due volte: la prima nel suo significato letterale, nel verso 11, la seconda nel senso metaforico di casa, famiglia, nel verso 13. Inoltre in molti casi è contenuta all’interno di un termine o di due vicini: più precisamente, “rONDIne” (v. 5), “rONDInini” (v. 8), “IN DOno” (v. 16), “mONDI” (v. 21), “inONDI” (v. 23).

Tale fatto si osserva anche in alcune opere di Ugo Foscolo. Nel sonetto Alla sera il tema fondamentale è quello dell’analogia tra la sera e la morte. Il vocabolo relativo a quest’ultima non compare mai, al suo posto l’autore usa due circonlocuzioni: “fatal quiete” (v. 1) e “nulla eterno” (v. 10). Tuttavia nell’undicesimo verso è presente l’espressione “torme”, perfetto anagramma di “morte”.

Nel sonetto In morte del fratello Giovanni si parla dell’esilio e nel settimo verso si legge: “ma io deluse a voi le palme tendo”. Con una differente combinazione delle lettere in tre parole successive, si ottiene addirittura una frase: “io vado esule” (iO DELUSE A VOI”)

Infine il sonetto A Zacinto tratta dell’amore per la propria patria. Riguardo a tale sentimento, si nascondono nel testo il termine “amor” (“grecO MAR”, nel verso 4) e le proposizioni, per quanto brevi, “ti amo” (“MAI TOccherò”, nel verso 1 e “ZacinTO MIA”, nel verso 3) e “amo te” (“O MATErna”, nel verso 13).

Non è raro rilevare lo stesso fenomeno nei messaggi pubblicitari, nei quali spesso si cela il nome della marca o del prodotto:

Campari (“MAI PeR Caso”)

Lacoste (“il sogno neL CAsSETtO”)

Emirates (“MEntRE STAI sorvolando”)

Olivetti (“prestazioni di oTTImO LIVEllo”)

Opel Astra (“PERSOnALiTÀ”).

Definizione a cura di Giorgio Matza.