Falsa dicotomia (o fallacia del falso dilemma)

È la fallacia, cioè l’argomento ingannevole, consistente nel tentativo di imporre, con un’eccessiva schematizzazione, una scelta, che in realtà non è inevitabile, tra due posizioni diametralmente opposte. È particolarmente calzante l’occorrenza ricordata da Franca D’Agostini: “‘O sei con me o sei contro di me, non sei con me, dunque sei contro di me’ (ma io potrei non essere contro di te e neppure con te)” (Verità avvelenata. Buoni e cattivi argomenti nel dibattito pubblico, Bollati Boringhieri, 2010, p. 135).

Tale ragionamento capzioso emerge spesso nelle discussioni incentrate su un conflitto di idee. Per esempio, a differenza di numerosi esponenti politici (e di molti cittadini), Matteo Salvini pensa che la difesa sia sempre legittima. Per lui, non esiste un’altra soluzione tra l’essere assassinati da un ladro o assassinarlo (magari colpendolo alle spalle, mentre sta fuggendo): evidentemente non quella di evitare ogni reazione e di confidare nel lavoro delle forze dell’ordine. Basti menzionare un suo tweet del 22 ottobre 2015, in polemica con un avversario: “Per Renzi il pensionato che si è difeso uccidendo il rapinatore non è un EROE. Preferiva che si facesse ammazzare?” (nello specifico, con che cosa? Con una torcia elettrica, ossia l’unica “arma” di cui il malvivente disponeva?).

Qualche volta l’opzione che si chiede di esercitare è tra due possibilità, le quali non necessariamente si escludono vicendevolmente. In proposito nell’autobiografia di Bill Clinton possiamo leggere: “Mi sforzai di trascendere tutti i discorsi ad alternativa obbligata che dominavano il dibattito pubblico nazionale. A Washington era opinione comune che si dovesse scegliere tra eccellenza ed equità nell’istruzione; tra qualità e accesso universale nell’assistenza sanitaria; tra ambiente più pulito e maggiore crescita economica; tra lavoro e cure per l’infanzia nell’assistenza sociale; tra operai e azienda sul posto di lavoro; tra prevenzione e punizione nel crimine; tra valori della famiglia e maggiore spesa per le famiglie povere. Nel suo libro straordinario Why Americans Hate Politics, il giornalista E.J. Dionne le etichetta come ‘false alternative’, sostenendo che per ognuna di esse, secondo gli americani, non avremmo dovuto scegliere ‘questo o quello’, ma ‘entrambi’. Ero d’accordo e cercai di illustrare le mie convinzioni con passi come il seguente: ‘I valori della famiglia non daranno da mangiare a un bambino affamato, ma senza di essi quel bambino affamato non crescerebbe bene. Abbiamo bisogno di entrambe le cose’” (My Life, Mondadori, 2004, pp. 389-390).

In occasione del primo discorso di Donald Trump sullo stato dell’Unione, il Partito democratico affidò la replica a Joseph Patrick Kennedy III (figlio di Joseph Patrick Kennedy II e quindi nipote di Robert e pronipote di JFK). Così il giovane membro della Camera dei rappresentanti demolì la dicotomia fittizia, utilizzata dal presidente repubblicano: “Ci chiede di assistere i malati sacrificando gli immigrati, […] di scegliere fra i vecchi e i bambini, fra i sobborghi e i ghetti urbani e noi rispondiamo: scegliamo entrambi, senza lasciare indietro nessuno” (Riportato nella Repubblica, 1 febbraio 2018, p. 13).