Fantoccio, Argomento fantoccio (straw man o uomo di paglia)

Consiste nell’avversare una tesi, mettendola in relazione con una più irragionevole e dunque confutabile con la medesima facilità con cui si brucia un fantoccio. Franca D’Agostini ha proposto il seguente caso: “X sostiene che la pena di morte è ingiusta; il suo oppositore dice: ‘X sostiene che non bisogna punire gli assassini’ oppure: ‘X sostiene che un grave assassinio è perdonabile’” (Verità avvelenata. Buoni e cattivi argomenti nel dibattito pubblico, Bollati Boringhieri, 2010, p. 126).

Nell’ottica del pensiero critico, è evidentemente un esempio di cattiva argomentazione, giacché contiene una fallacia, cioè, per la studiosa appena menzionata, “un errore argomentativo nascosto, di solito costruito ad arte per convincere un interlocutore” (op. cit., p. 106).

Ne abbiamo trattato nell’articolo Migranti, Covid-19 e fallacie. Nella prima pagina del quotidiano L’Unione Sarda, il 22 febbraio 2020, nella rubrica “Caffè scorretto”, è apparso un commento, intitolato “Il signor Eligio” e firmato con lo pseudonimo Tacitus, sotto forma di una storia non solo fittizia, ma assolutamente inverosimile. Il protagonista è l’amministratore di un palazzo, dove anche lui vive, il signor Eligio giustappunto. “La sua disavventura comincia una mattina quando alcuni extracomunitari africani bussano con insistenza al citofono. Chiedono di essere accolti nel palazzo e assistiti. Lui non apre il portone e li lascia in attesa sul marciapiede”. Da un’assemblea condominiale all’altra, prima di prendere una decisione trascorrono tre giorni. “Alla fine ecco la soluzione: fare entrare i richiedenti asilo accampati sul marciapiede e distribuirli nelle diverse abitazioni. Pare tutto risolto, Eligio è soddisfatto. Non sa, invece, che secondo alcuni magistrati ha commesso un reato: sequestro di persona per mancata immediata accoglienza”.

Non si parlava di un personaggio e di un episodio noti, che in ogni modo si evocavano. Implicitamente si voleva demolire l’opinione che Matteo Salvini abbia responsabilità penali nella vicenda della nave Gregoretti, ponendola in rapporto con la congettura, assurda, della colpevolezza di una figura immaginaria.

Lo stesso segretario della Lega ha utilizzato la tecnica dello straw man, in occasione di una richiesta della Commissione europea di aprire una procedura d’infrazione contro l’Italia: “Se mio figlio ha fame e mi chiede di dargli da mangiare e Bruxelles mi dice ‘No Matteo, le regole europee ti impongono di non dare da mangiare a tuo figlio’, secondo voi io rispetto le regole di Bruxelles o gli do da mangiare? Secondo me viene prima mio figlio, i miei figli sono 60 milioni di italiani”.

Attuiamo una breve digressione. L’asserzione del “capitano” (così lo chiamano i suoi simpatizzanti) si configura quale occorrenza di una drammatizzazione fuori luogo e, in quanto tale, si presta a una banalizzazione. Vi è ricorso il sindaco di Milano Beppe Sala: “Io non lo voglio nemmeno come zio”. Tuttavia, ancor più sarcastico risulta, il tweet dell’utente Stefano Sella: “Fratelli, siamo 60 milioni, con meno di un euro a testa aiutiamo papino a saldare il debito di 49 mln.. che ne dite la facciamo una colletta?” (Oriana Liso, “Salvini: ‘Miei figli 60 milioni di italiani’. Ma su twitter #60milionimenouno: ‘Non sei mio padre’”, in www.repubblica.it, 6 giugno 2019).

Nel corso della campagna per le elezioni del 13 e 14 aprile 2008, un manifesto pubblicitario del Popolo della Libertà recitava: “La sinistra ha messo il Paese in ginocchio. Rialzati, Italia!”. Qualcuno, rivolgendosi direttamente a Berlusconi, lo esortò: “Silvio, rilassati! Dio esiste, ma non sei tu”.

Nella definizione di Andrea Iacona, “commettere la fallacia dell’uomo di paglia significa prendersela con un avversario inesistente”: nello specifico, il giudice che intende perseguire l’amministratore dell’edificio e gli eurocommissari che mirano ad affamare il popolo italiano. In effetti, “la proposizione che si confuta non è quella difesa dall’avversario reale, ma un’altra più facile da confutare” (L’argomentazione, Einaudi, 2005, p. 135).

Giorgia Meloni ha impiegato l’argomento fantoccio per osteggiare il D.D.L. Zan sulla omotransfobia. Infatti, intervenendo al Maurizio Costanzo Show, il 14 aprile 2021, ha dichiarato: “Una cosa è, diciamo, combattiamo la violenza, combattiamo la discriminazione, ci siamo tutti. Altra cosa è dire: andiamo dai ragazzini dai sette anni, alle scuole elementari, a fargli scambiare i vestiti per spiegargli cosa è l’omosessualità”.

In un’intervista, però, l’autore del disegno di legge ha avuto l’opportunità di evidenziare l’infondatezza dell’ultima parte dell’argomentazione della presidente di Fratelli d’Italia.

Già la domanda, invitando a soffermarsi solo su di una, presuppone l’esistenza di varie falsità: “La bugia sulla legge che le ha dato più fastidio?”.

Risposta: “Ospite di Maurizio Costanzo, Giorgia Meloni ha detto che con l’approvazione del ddl Zan si andrebbe nelle scuole elementari a chiedere a maschietti e femminucce di scambiarsi i vestiti per spiegargli cosa sia l’omosessualità. Una fake news. Semplicemente, la legge prevede la possibilità per le scuole di organizzare dei progetti contro le discriminazioni” (7-Corriere della Sera, 30 luglio 2021, p. 28).

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