Giovanni XXIII (Giuseppe Angelo Roncalli), Discorso della Luna, Città del Vaticano, 11 ottobre 1962

L’emozione è la benzina di un discorso. Nella retorica si parla di ethos, logos e pathos. L’ethos è il carattere che deve assumere l’oratore per guadagnare la fiducia nell’uditorio; il logos è l’argomentazione del discorso; il pathos, invece, è rappresentato dalle emozioni e dai desideri che si vogliono risvegliare nell’uditorio. Questo discorso è fortemente incentrato sulle emozioni, che ne costituiscono la forza.

L’emotività è amplificata dal fatto che si tratta di un discorso pronunciato a braccio. È un discorso da ascoltare più che da leggere. È un discorso poco strutturato. Sono pensieri posti uno dopo l’altro. A volte papa Giovanni non chiude le parole. Non è sempre fluido nel pronunciarle. Ma queste imperfezioni rendono il suo dire ancora più forte.

La piazza è illuminata dalle fiaccole che risplendono nel buio e formano una croce. Il discorso di Giovanni XXIII è fuori dal protocollo. Il papa  dimostra la sua soddisfazione, dopo la giornata di apertura del Concilio Vaticano II.

Cari figlioli, sento le vostre voci. La mia è una voce sola, ma riassume la voce del mondo intero. Qui tutto il mondo è rappresentato. Si direbbe che persino la Luna si è affrettata stasera – osservatela in alto – a guardare questo spettacolo.”

Il Concilio ha riunito le personalità cattoliche di tutto il mondo e anche la Luna sembra se ne sia accorta. Il riferimento alla Luna diventa una strategia narrativa fortissima. Il papa buono viene da una cultura contadina, da un mondo nel quale il Sole, la Luna e i fenomeni atmosferici sono parte della vita e del destino delle persone. In questo discorso, la Luna subisce un processo di personificazione. Un oggetto inanimato che si fa persona e guarda lo spettacolo.

La frase che è passata alla storia rende il linguaggio cinematografico, perché fa vedere un’immagine con le parole: “Tornando a casa, troverete i bambini. Date una carezza ai vostri bambini e dite: ‘Questa è la carezza del Papa’”.

Quella sera Giovanni XXIII non ha parlato il linguaggio della dottrina, ma il linguaggio degli uomini.

Discorso alla Luna, Papa Giovanni XIII (testo)

 

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