Onomatopea

Figura fonica che consiste nell’imitazione di un rumore direttamente, cioè attraverso la creazione di un nuovo termine. Può essere primaria (“tic-tac”, “pio-pio”) o secondaria (parola di origine onomatopeica: “ticchettio”, “pigolio”).

In letteratura i casi sono numerosissimi. Basti ricordare: “Clof, clop, cloch, / cloffete, / cloppete, / clocchete, / chchch…”, all’inizio del testo poetico La fontana malata, di Aldo Palazzeschi, per non citare altri esponenti del Futurismo, come Filippo Tommaso Marinetti.

Tuttavia non mancano occorrenze in pubblicità:

“Brrr…” (Brancamenta)

“Frrr” (Ferrarelle)

“Più drin-drin, meno din-din” (servizi telefonici di Tiscali), allo scopo di suggerire che con una minore quantità di denaro è possibile fare un maggior uso del telefono.

“Muuuuuuuhhhh…”, per The Bridge. Nell’annuncio di questa industria della pelletteria, per esprimere l’idea dell’assoluta autenticità della materia prima utilizzata, si attua una perfetta interazione di codici fra quello verbale (la riproduzione del muggito) e quello iconico (l’immagine di una cartella di pelle, ricoperta di mosche).

Chaïm Perelman e Lucie Olbrechts-Tyteca (Trattato dell’argomentazione. La nuova retorica, Einaudi, 2013, p. 189) la considerano la prima delle figure della presenza, avendo “per effetto di rendere attuale alla coscienza l’oggetto del discorso” e riprendono un esempio, proposto da César Chesneau Du Marsais: “La bottiglietta fa glu glu”.

L’onomatopea, come l’armonia imitativa, è una forma di fonosimbolismo o iconismo fonosimbolico, ossia del procedimento consistente nello sfruttamento delle potenzialità imitative della realtà possedute dai fonemi, ovvero i suoni utilizzati per costituire il “significante” (elemento fisico-materiale), che, associato al “significato” (elemento concettuale astratto), dà origine al “segno linguistico”.

Voce a cura del socio Giorgio Matza.