Nel discorso di Francesco in occasione del Natale 2014 c’è un effetto sorpresa: un vero e proprio attacco ai mali della Curia. Non è un discorsetto di maniera. Ci sarebbe stato da stupirsi perché Francesco non ama i discorsi vuoti, i discorsi che dicono tutto per non dire nulla. Ogni allocuzione di Francesco ha un obiettivo preciso. Questa non fa eccezione. Si tratta di un’autocritica della Curia romana, di una presa di coscienza dei suoi problemi. L’intero discorso ha una struttura molto precisa. Francesco parte da una similitudine iniziale: La Curia è paragonata al corpo umano che, come tale, è esposto alle malattie. In seguito, costruisce un catalogo di 15 malattie curiali. A ognuna Francesco dà un nome, per farle rimanere impresse. Qualche esempio. La malattia dell’“alzheimer spirituale”, la malattia dell’“impietrimento” mentale e spirituale, la malattia di divinizzare i capi, la malattia della faccia funerea…
Quello alla Curia del 2014 è probabilmente il miglior discorso sul management che sia mai stato pronunciato. Francesco invita i componenti della Curia a non diventare burocrati, a non abbandonarsi ai pettegolezzi, a non farsi prendere dall’efficientismo idiota, a riposarsi perché anche il riposo serve per essere più equilibrati, a non abbandonarsi ai pettegolezzi, a condividere la conoscenza, a non sdilinquirsi nella venerazione del capo, ad essere spacciatori di buon umore…
Le parole che usa sono modernissime: “carrierismo”, “opportunismo”, “humor”, “fuoco amico”. Le metafore sono potenti: l’”alzheimer spirituale” e l’”impietrimento” mentale ne sono un esempio.
In generale, Francesco adora le metafore e ne inventa di molto creative: il “dio spray” è una di queste. Oppure i sacerdoti che devono essere “pastori con l’odore delle pecore addosso”. Cioè andare in mezzo al proprio gregge.
Francesco è il rapper della predicazione. Il suo dire non è lontano dalle metafore di Fedez: i “cuori sintetici” e l’”amore eternit”. Leggi il testo del discorso