Phil Libin, presentazione di Evernote

La brevità è cortesia, scriveva il gesuita Baltasar Gracian y Morales, nel suo Oracolo manuale e arte di prudenza del 1647. E non viveva nel tempo di Twitter che ha imposto un ritmo forsennato non solo alla comunicazione, ma anche alla capacità di attenzione.

Anche secondo il filosofo greco Teofrasto la brevità è oro, anzi un principio ineludibile. Oscar Farinetti, che di start up ne capisce qualcosa, è sulla stessa lunghezza d’onda:

“Trovare soldi [per creare un’impresa] è un casino. […] Dovete andare a raccontare questa start up alle persone giuste. Dovete andare da una banca non con questi business plan – delle palle, poi lunghi, che nessuno legge – […] ma dovete andare di persona a raccontare.” (intervista per Wind Business Factor, ottobre 2012).

Ma Teofrasto aggiunge alle brevità un elemento in più, uno stratagemma per assicurarsi il coinvolgimento di chi ascolta. Ci suggerisce di non spiegare tutti i particolari in modo puntiglioso e prolisso, ma lasciare sempre all’uditore qualcosa da comprendere e da dedurre da solo. “Infatti, quando si avvede di ciò che è stato da te omesso, diventa non solo tuo ascoltatore ma anche tuo testimone, e al contempo più ben disposto … pare un affronto all’ascoltatore dirgli ogni cosa come se fosse un sempliciotto” (Demetrio, Sullo stile, IV-III AC).

Un esempio interessante di brevità efficace e coinvolgente viene da Phil Libinceo di Evernote, un sistema di archiviazione online.

Cinquanta secondi per spiegare il proprio prodotto. Teofrasto sarebbe fiero di Phil.