Simploche

È la combinazione dell’anafora e dell’epifora, ovvero dell’iterazione di vocaboli rispettivamente all’inizio e alla fine di due o più frasi successive. Un esempio particolarmente incisivo si ricava dall’estratto forse più conosciuto della memorabile allocuzione, tenuta da John Fitzgerald Kennedy a Berlino Ovest, il 26 giugno 1963 e passata alla storia con il titolo Io sono un berlinese:

Ci sono molte persone al mondo che non capiscono, o che dicono di non capire, quale sia la grande differenza tra il mondo libero e il mondo comunista. Che vengano a Berlino. Ce ne sono alcune che dicono che il comunismo è l’onda del progresso. Che vengano a Berlino. Ce ne sono alcune che dicono, in Europa come altrove, che possiamo lavorare con i comunisti. Che vengano a Berlino. E ce ne sono anche certe che dicono che, sì, il comunismo è un sistema malvagio, ma permette progressi economici. Che vengano a Berlino”.

Negli Stati Uniti, vi è ricorsa pure Alexandria Ocasio-Cortez, che nuovamente ha rivelato doti di valente comunicatrice. In un intervento alla Camera dei Rappresentanti, nel mese di luglio del 2020, ha denunciato un assalto verbale nei suoi confronti da parte di un parlamentare repubblicano, che l’aveva oltraggiata con un’incredibile trivialità (“fucking bitch”) e poi aveva tentato di rimediare all’errore, tirando in ballo la famiglia. La deputata del Partito democratico ha ricordato: “Il signor Yoho ha dichiarato di avere una moglie e due figlie”. E ha aggiunto:

Credo che avere una figlia non rende un uomo decente. Credo che avere una moglie non rende un uomo decente. Trattare le persone con dignità e rispetto rende un uomo decente”.

“Ciò che voglio esprimere al signor Yoho è gratitudine. Voglio ringraziarlo per aver mostrato al mondo che si può essere un uomo potente e aggredire le donne. Si può avere figlie e aggredire le donne senza rimorso. Si può essere sposati e aggredire le donne”.

La retorica ripetitiva, per Mario Wandruszka, “in America ha radici molto profonde: nel sermone puritano e nel discorso pubblico della nascente democrazia”, nei quali, con la ripresa delle “parole più povere”, si persegue “una voluta semplicità, una finta ingenuità” (“Repetitio e variatio”, in AA.VV., Attualità della retorica. Atti del I Convegno italo-tedesco, Bressanone, 1973, Liviana, 1975, p. 110).

In questo modo la Regina Elisabetta ha concluso il messaggio, trasmesso il 5 aprile 2020, durante l’autoisolamento, dovuto all’emergenza sanitaria per il Covid-19:

We will be with our friends again, we will be with our families again; we will meet again”.

Così Volodymyr Zelensky si è rivolto direttamente ai cittadini della Federazione Russa:

“La guerra toglierà di mezzo le garanzie di tutti. Nessuno avrà più garanzie di sicurezza. Chi ne soffrirà di più? Le persone. Chi lo desidera di meno? Le persone. Chi non può permettere che ciò accada? Le persone”.

In occasione delle elezioni politiche del 1996, in un’intervista Silvio Berlusconi constatò:

Mi sono messo nell’edilizia e ho avuto successo; mi sono messo nelle televisioni e ho avuto successo; ho fatto l’imprenditore e ho costruito il secondo gruppo industriale italiano”.

Per Chaïm Perelman e Lucie Olbrechts-Tyteca, “tra le figure che hanno l’effetto di aumentare il sentimento di presenza, le più semplici si connettono con la ripetizione” (Trattato dell’argomentazione. La nuova retorica, Einaudi, 2013, p. 189).

Inoltre, per Pierre Fontanier, s’impiegano “più volte gli stessi termini o una stessa costruzione, sia semplicemente per ornare il discorso, sia per esprimere con maggior forza ed energia la passione” (Les figures du discours, 1991, p. 329, in Bice Mortara Garavelli, Manuale di retorica, Bompiani, 1991, p. 196).

Nei passi che abbiamo riportato, è la simploche che contribuisce a potenziare la comunicazione. In alcuni di essi avviene relativamente al pathos, l’elemento persuasivo di ordine affettivo costituito – nella definizione di Olivier Reboul – dall’“insieme di emozioni, passioni e sentimenti che l’oratore deve suscitare nel suo uditorio grazie al suo discorso” (Introduzione alla retorica, Il Mulino, 1996, p. 70): più precisamente, l’esponente dei “Democratic Socialists of America” voleva provocare indignazione, la sovrana britannica infondere fiducia, il presidente ucraino generare paura.

I due estratti rimanenti contengono invece il logos, lo strumento retorico di ordine razionale caratterizzato – citiamo ancora Reboul – dalla “attitudine a convincere grazie alla sua apparenza di logicità” e che “concerne l’argomentazione propriamente detta del discorso” (op. cit., pp. 36, 70). Riguarda quindi i ragionamenti che servono a sostenere un’opinione.

Il presidente americano mirava a confutare le tesi dei simpatizzanti della dottrina di Karl Marx e Friedrich Engels mediante il caso invalidante o exemplum in contrarium, “che impedisce una generalizzazione indebita dimostrandone l’incompatibilità con quello e che indica dunque quale sia la sola direzione ammessa per la generalizzazione” (Chaïm Perelman, Lucie Olbrechts-Tyteca, op. cit., p. 386). Nello specifico, era necessario biasimare il comunismo, essendo inconciliabile con la condizione di Berlino.

Il leader di Forza Italia lasciava intendere che sarebbe stato un ottimo presidente del Consiglio dei ministri attraverso la tecnica argomentativa del precedente: si riferiva, infatti, ai risultati positivi ottenuti nella sua anteriore attività nel campo economico.

Nei brani ricavati dall’elocuzione di Alexandria Ocasio-Cortez, della Regina Elisabetta, di Volodymyr Zelensky e di Silvio Berlusconi l’unione di anafora ed epifora coincide totalmente o parzialmente con l’isocòlo.

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