Veridizione, contratto di veridizione

Cito Greimas e Courtés: “il creder-vero dell’enunciante non basta, temiamo, alla trasmissione della verità: l’enunciante ha un bel dire, a proposito dell’oggetto di sapere che comunica, che egli ‘sa’ che è ‘certo’, che è “evidente”; non è comunque sicuro di essere creduto dall’enunciatario: un creder-vero deve essere installato alle due estremità del canale della comunicazione, ed è questo equilibrio, più o meno stabile, questa tacita intesa di due complici più o meno coscienti che noi chiamiamo contratto di veridizione.” (Greimas e Courtés, Semiotica. Dizionario ragionato della teoria del linguaggio, Mondadori, Milano varie edizioni, orig. 1979).