Solo nel 1960 una sentenza stabilisce che le donne possono diventare prefetto. Ma i media si concentrano sullo chignon. Siamo ancora vittime dell’ignoratio elenchi?
Nel 1960 le donne non avevano accesso ad alcune professioni della pubblica amministrazione, ritenute più adatte agli uomini. Il 13 maggio di quell’anno una sentenza rivoluzionaria della Consulta dà ragione a Rosa Oliva, una ragazza che si era presentata al concorso per la carriera prefettizia.
Un giornale si concentra sulla sua pettinatura e la definisce “la bella ragazza romana” (purtroppo non sono riuscita a risalire alla testata; se qualcuno di voi sa qual è, lo scriva qui sotto). È la fallacia dell’ignoratio elenchi, o ignoranza della questione, che consiste nel cambiare argomento, sviando l’attenzione su un dettaglio fuori tema. In inglese, l’ignoratio elenchi si chiama red herring, aringa rossa. Le aringhe venivano infatti lanciate dai cacciatori ai cani dei cacciatori concorrenti, per sviarne l’olfatto e portarli su false piste. Quindi, donne, stiamo attente alle false piste ed evitiamo di inseguirle noi stesse, concentrandoci, nel giudicare le altre donne, su giudizi estetici e non di sostanza.
Oggi, su Repubblica, Rosa Oliva conversa con Linda Laura Sabbadini, Direttore Centrale dell’Istat, in un articolo di Simonetta Fiori.