Nella campagna per le elezioni politiche del 4 marzo, Matteo Renzi ha confermato una certa familiarità con le strategie retoriche (1).
In un’intervista rilasciata ad Alessandra Carli del TG3 e trasmessa il 9 gennaio, innanzi tutto ricorre allo strumento persuasivo di ordine affettivo dell’ethos, cioè “il carattere che deve assumere l’oratore per accattivarsi l’attenzione e guadagnarsi la fiducia dell’uditorio” (2).
Più precisamente, appena prende la parola, dunque in un punto strategico per l’impressione che si vuole suscitare, esprime moderazione. Infatti alla giornalista, che gli chiede: “Qual è l’avversario più insidioso per il PD? Berlusconi o Di Maio?”, risponde così: “Noi non dobbiamo preoccuparci degli altri, Berlusconi, Di Maio, basta con questa politica che attacca gli avversari”.
Al contrario di certi politici, si rifiuta quindi di impiegare una critica ad personam, che Chaïm Perelman e Lucie Olbrechts-Tyteca definiscono proprio “un attacco contro la persona dell’avversario, mirante essenzialmente a squalificarlo”. Sembra aver capito che “il consiglio di confutare il proprio avversario per mezzo di attacchi ad personam […] rischierebbe il più delle volte di far perdere la considerazione a chi lo applichi”, giacché diminuisce “il credito di qualsiasi argomentazione che si allontani dal soggetto e attacchi l’avversario piuttosto che il suo punto di vista” (3).
Una costante nei discorsi degli esponenti di governo o dei rappresentanti dei partiti che lo sostengono, è, riguardo alla sua azione, l’uso in positivo dell’argomento pragmatico, ossia “quello – citiamo ancora i due studiosi di retorica – che permette di valutare un atto o un evento in funzione delle sue conseguenze favorevoli o sfavorevoli”. Esso “ha una funzione talmente essenziale nell’argomentazione, che certuni hanno voluto vedervi lo schema unico della logica dei giudizi di valore: per apprezzare un evento bisogna partire dai suoi effetti” (4).
Tuttavia nella comunicazione politica l’esaltazione dei propri meriti a lungo andare diventa fastidiosa per il ricevente del messaggio, soprattutto se non è un simpatizzante dell’emittente. Il pubblicitario francese Jacques Séguéla ha rilevato: “Io lotto contro il politico perché abbandoni questa idea di basarsi su ciò che ha fatto […] Chi è eletto per fare un lavoro e lo porta a termine, quando si presenta per la seconda volta, l’unica cosa che conta è ciò che vuole fare del domani. Perché domani, per le elezioni, è sempre un altro giorno. E conta soltanto il futuro. Quanti candidati hanno fallito per avere sprecato il tempo che avevano parlando di bilanci piuttosto che di progetti? […] Soltanto quando si parla dell’avvenire spuntano le ali del desiderio” (5).
Ecco probabilmente il motivo, per il quale il segretario del Partito democratico non si sofferma sull’autocelebrazione, ma utilizza le tecniche argomentative del superamento. Esse appartengono al logos, lo strumento retorico di ordine razionale, che, secondo Olivier Reboul, è contraddistinto dalla “attitudine a convincere grazie alla sua apparenza di logicità e al fascino del suo stile” e “concerne l’argomentazione propriamente detta del discorso” (6).
Come hanno osservato Perelman e Olbrechts-Tyteca, “insistono sulla possibilità di andare sempre più lontano in un senso determinato, senza che si intraveda un limite in questa direzione e ciò con un continuo aumento di valore”. Inoltre hanno aggiunto: “Si può d’altronde servirsi del superamento per svalutare uno stato, una situazione, di cui ci si sarebbe potuti accontentare, ma a cui si pensa possa seguire uno stato ancor più favorevole” (7).
Al ragionamento di cui si sta trattando, sembra richiamarsi l’ex presidente del Consiglio nel corso dell’intervista:
“Da 22, siamo passati a 23 milioni di posti di lavoro. Un milione di posti di lavoro in più, in quattro anni, da quando siamo andati al Governo. Un risultato incredibile. Però questo milione di posti di lavoro in più […] non è sufficiente, perché solo il 53% è a tempo indeterminato, quindi una metà sono lavori precari. Bene, abbiamo aumentato la quantità dei posti di lavoro, evviva, adesso preoccupiamoci della qualità. Preoccupiamoci di mettere più soldi nelle buste paga. Lo abbiamo fatto con gli 80 euro, dobbiamo farlo con la nostra proposta per la campagna elettorale: il Salario Minimo Legale”
“Il Canone [RAI] non appartiene alla colonna ‘Progetti’, appartiene alla colonna dei risultati. Parliamoci chiaro: per anni tutti i governi hanno aumentato il costo del Canone e siamo arrivati fino a 113 euro. ‘Se iniziamo a pagare tutti, si paga meno’ ci siamo detti. E allora mettendolo in bolletta, da 113 siamo passati a 100 euro e poi a 90 euro. Vedremo quello che si potrà fare per il futuro”
In una precedente occasione, come premier, aveva affermato: “L’Italia non va ancora bene, ma dopo due anni e mezzo va un po’ meglio di prima. Noi non siamo contenti, perché noi vogliamo di più. Noi abbiamo fame di risultati positivi e di risultati significativi, ma l’Italia va meglio di come andava fino a due anni fa” (8).
Una costante di tale argomento è dunque la propensione verso il futuro. Con questa parola termina il secondo dei passi appena riportati. Di essa, nel colloquio di Matteo Renzi con la giornalista del TG3, si contano due ulteriori occorrenze (“Rimettere gli Italiani in condizione di avere fiducia e speranza nel futuro”, “Soltanto così i nostri figli potranno avere un futuro più roseo”).
Ne deriva un rapporto di complementarità con l’ethos. Infatti l’uso del superamento offre al segretario del Partito democratico la possibilità di proporre di sé una specifica identità, evidenziando un aspetto della sua personalità, ovvero l’inclinazione a guardare avanti.
Secondo Perelman e Olbrechts-Tyteca, “l’argomentazione non potrebbe procedere di molto senza ricorrere a paragoni, nei quali diversi oggetti siano posti a confronto per essere valutati l’uno in rapporto all’altro” (9).
La comparazione per contrasto spesso si utilizza nel discorso politico, soprattutto in campagna elettorale in polemica con i propri competitori. Ciò si registra pure nelle risposte date all’intervistatrice dall’ex presidente del Consiglio (alcune già riportate):
“Abbiamo la squadra più forte e più credibile a cominciare da Gentiloni e tutti i ministri”
[L’abolizione del Canone RAI, da lui proposta] “vale al massimo 1,5 miliardi di euro. Le promesse elettorali della destra, tutte comprese, arrivano a oltre 200 miliardi”
“Per anni tutti i governi hanno aumentato il costo del Canone e siamo arrivati fino a 113 euro […] Mettendolo in bolletta, da 113 siamo passati a 100 euro e poi a 90 euro”
“Mi piacerebbe che il tema dell’evasione fiscale, come noi l’abbiamo affrontato, diventasse una priorità in campagna elettorale, anche perché, noi del PD possiamo dirlo, ma Berlusconi e Grillo con l’evasione fiscale hanno da sempre un rapporto complicato. Certo non scommetteranno su questo”
“Questo milione di posti di lavoro in più, che qualcuno si è inventato negli slogan e qualcuno invece ha realizzato, non è sufficiente”.
L’ultimo estratto contiene meccanismi persuasivi particolarmente efficaci. Innanzi tutto il raffronto si attua per mezzo di un luogo comune (10): più precisamente, con l’opposizione tra parole e fatti, elemento tematico funzionale allo screditamento dell’avversario, al quale si attribuisce una inutile verbosità (11).
Inoltre si rileva la presenza di una figura retorica con la quale, per gli autori del Trattato dell’argomentazione, “ci si sforza di creare o di confermare la comunione con l’uditorio”. Essa è l’allusione, che esiste, “quando l’interpretazione di un testo rimarrebbe incompleta, se si trascurasse il riferimento volontario dell’autore a qualche cosa che egli evoca, senza designarlo; può trattarsi di un avvenimento passato, […] la conoscenza del quale è propria ai membri del gruppo con i quali l’oratore cerca di stabilire una comunione” (12).
Nella fattispecie, passando da un piano semplicemente informativo a uno allusivo, Matteo Renzi instaura un rapporto di complicità con coloro che ricordano la promessa di creare un milione di posti di lavoro, fatta e non mantenuta da uno dei suoi principali antagonisti, Silvio Berlusconi, nella campagna per le elezioni politiche del 1994, la prima dopo la sua discesa in campo.
NOTE
(1) Riguardo a tale dimestichezza, si vedano gli articoli “Strumenti retorici in un’intervista di Matteo Renzi” e “Strumenti retorici nella risposta di Matteo Renzi ad un attacco di Beppe Grillo”, pubblicati nel nostro sito il 29 settembre 2016 e il 17 maggio 2017.
(2) OLIVIER REBOUL, Introduzione alla retorica, Il Mulino, 1996, p. 21.
(3) CHAΪM PERELMAN, LUCIE OLBRECHTS-TYTECA, Trattato dell’argomentazione. La nuova retorica, Einaudi, 2013, pp.121 e 345-346.
(4) CHAΪM PERELMAN, LUCIE OLBRECHTS-TYTECA, op. cit., p. 288.
(5) Intervento di JACQUES SÉGUÉLA al convegno della società di consulenza RUNNING su Il marketing politico dopo la campagna 2001, Roma, 15 giugno 2001 (in sito web).
(6) OLIVIER REBOUL, op. cit., pp. 36, 70.
(7) CHAΪM PERELMAN, LUCIE OLBRECHTS-TYTECA, op. cit., p. 312.
(8) Conferenza stampa sul disegno di legge di bilancio dello Stato per l’anno finanziario 2017 e per il triennio 2017-2019, tenuta il 15 ottobre 2016. Si veda: “Renzi, i presidenti americani e l’argomento del superamento”, pubblicato nel nostro sito il 17 novembre 2016.
(9) CHAΪM PERELMAN, LUCIE OLBRECHTS-TYTECA, op. cit., p. 262.
(10) Così viene definito un argomento, quando se ne fa un frequente impiego, in quanto risponde a opinioni diffuse. La parola “luogo” è la traduzione del termine greco tópos. Il plurale tópoi indicava originariamente le sedi, dove sono custoditi tali fattori dell’argomentazione, ancora oggi conservati nella memoria collettiva.
(11) In proposito è possibile leggere l’articolo “Il tópos dell’opposizione tra parole e fatti nel discorso politico”, pubblicato nel nostro sito il 16 marzo 2017.
(12) CHAΪM PERELMAN, LUCIE OLBRECHTS-TYTECA, op. cit., p. 192.