Il fascino discreto dell’ethos del nuovo presidente del Consiglio Draghi
Il discorso letto da Mario Draghi al Senato, il 17 febbraio, dopo la costituzione del suo governo, è stato apprezzato, com’era facilmente prevedibile, per i suoi contenuti. Suscita però interesse pure sul piano della forma, nella quale si colgono gli strumenti della retorica. Quello di ordine affettivo dell’ethos è – nella spiegazione di Olivier Reboul – “il carattere che deve assumere l’oratore per accattivarsi l’attenzione e guadagnarsi la fiducia dell’uditorio”, perché “quali che siano i suoi argomenti logici, essi non hanno alcun potere senza questa fiducia” (1). Ma, coerentemente con il suo comportamento piuttosto riservato, il nuovo presidente del Consiglio lo impiega con misura (2). Di rado svela apertamente uno stato d’animo:
“Vorrei dirvi che non vi è mai stato, nella mia lunga vita professionale, un momento di emozione così intensa e di responsabilità così ampia”
“Mi sono sempre stupito e un po’ addolorato in questi anni, nel notare come spesso il giudizio degli altri sul nostro Paese sia migliore del nostro”.
Sono invece più numerosi i casi, per usare la terminologia dei moderni esperti di comunicazione, di “identità verbale”, che si manifesta più indirettamente. Una simile nozione rimanda a un concetto definito fin dall’antichità dai più autorevoli studiosi delle tecniche della persuasione (Aristotele, Cicerone, Quintiliano). In proposito citiamo Chaïm Perelman e Lucie Olbrechts-Tyteca: “Ciò che gli antichi chiamavano ethos oratorio si riassume nell’impressione che l’oratore dà di se stesso per mezzo di ciò che dice” (3).
Innanzitutto il parlante dimostra empatia, la “capacità di porsi nella situazione di un’altra persona o, più esattamente, di comprendere immediatamente i processi psichici dell’altro” (Enciclopedia on line Treccani); nello specifico, dei concittadini che hanno avuto un lutto o si trovano comunque in una condizione di disagio: “Ed è nel commosso ricordo di chi non c’è più che cresce il nostro impegno. Prima di illustrarvi il mio programma, vorrei rivolgere un altro pensiero, partecipato e solidale, a tutti coloro che soffrono per la crisi economica che la pandemia ha scatenato, a coloro che lavorano nelle attività più colpite o fermate per motivi sanitari. Conosciamo le loro ragioni, siamo consci del loro enorme sacrificio. Ci impegniamo a fare di tutto perché possano tornare, nel più breve tempo possibile, nel riconoscimento dei loro diritti, alla normalità delle loro occupazioni”.
Nei seguenti estratti si scopre un individuo dotato di lungimiranza, una prerogativa che distingue uno statista da un politico (4):
“Questa è la nostra missione di italiani: consegnare un Paese migliore e più giusto ai figli e ai nipoti”
“Ogni spreco oggi è un torto che facciamo alle prossime generazioni, una sottrazione dei loro diritti. Esprimo davanti a voi, che siete i rappresentanti eletti degli italiani, l’auspicio che il desiderio e la necessità di costruire un futuro migliore orientino saggiamente le nostre decisioni. Nella speranza che i giovani italiani che prenderanno il nostro posto, anche qui in questa aula, ci ringrazino per il nostro lavoro e non abbiano di che rimproverarci per il nostro egoismo”
“È necessario investire nella formazione del personale docente per allineare l’offerta educativa alla domanda delle nuove generazioni”
“Proteggere il futuro dell’ambiente, conciliandolo con il progresso e il benessere sociale, richiede un approccio nuovo: digitalizzazione, agricoltura, salute, energia, aerospazio, cloud computing, scuole ed educazione, protezione dei territori, biodiversità, riscaldamento globale ed effetto serra, sono diverse facce di una sfida poliedrica che vede al centro l’ecosistema in cui si svilupperanno tutte le azioni umane”
“Il nostro turismo avrà un futuro se non dimentichiamo che esso vive della nostra capacità di preservare, cioè almeno non sciupare, città d’arte, luoghi e tradizioni che successive generazioni attraverso molti secoli hanno saputo preservare e ci hanno tramandato”
“Il Programma nazionale di Ripresa e Resilienza indicherà obiettivi per il prossimo decennio e più a lungo termine, con una tappa intermedia per l’anno finale del Next Generation EU, il 2026. Non basterà elencare progetti che si vogliono completare nei prossimi anni. Dovremo dire dove vogliamo arrivare nel 2026 e a cosa puntiamo per il 2030 e il 2050, anno in cui l’Unione Europea intende arrivare a zero emissioni nette di CO2 e gas clima-alteranti”
All’importanza di rivolgere lo sguardo verso l’avvenire ci si richiama in ulteriori passaggi:
“L’Italia si risollevò dal disastro della Seconda Guerra Mondiale con orgoglio e determinazione e mise le basi del miracolo economico […] soprattutto grazie alla convinzione che il futuro delle generazioni successive sarebbe stato migliore per tutti”
“La durata dei governi in Italia è stata mediamente breve ma ciò non ha impedito, in momenti anche drammatici della vita della nazione, di compiere scelte decisive per il futuro dei nostri figli e nipoti”.
Relativamente all’ethos oratorio, nell’attitudine alla previdenza rientra la sensibilità per la tutela ambientale, oltre che per le questioni monetarie, che emerge, quando l’ex presidente della Banca centrale europea ed ex governatore della Banca d’Italia afferma: “Vogliamo lasciare un buon pianeta, non solo una buona moneta”. Per quanto attiene ai procedimenti stilistici, si ricorre alla gnome, che consiste nell’esprimere un principio sinteticamente e che in tale caso deve la sua efficacia pure alla rima (pianeta / moneta).
Un mezzo persuasivo di ordine affettivo è parimenti il pathos, costituito dall’“insieme di emozioni, passioni e sentimenti che l’oratore deve suscitare nel suo uditorio grazie al suo discorso” (5): per esempio, l’orgoglio, ovviamente nell’accezione positiva di “legittima consapevolezza e giustificata fierezza dei propri meriti, delle proprie capacità e sim.” (lo Zingarelli 2017).
Ecco tre occorrenze nell’intervento di Mario Draghi al Senato:
“L’Italia si risollevò dal disastro della Seconda Guerra Mondiale con orgoglio e determinazione”
“Dobbiamo essere orgogliosi del contributo italiano alla crescita e allo sviluppo dell’Unione europea. Senza l’Italia non c’è l’Europa. Ma, fuori dall’Europa c’è meno Italia” (da notare nel secondo periodo la gnome – ne abbiamo appena parlato – ancor più incisiva con l’ausilio del chiasmo: Italia-Europa, Europa-Italia)
“Siamo una grande potenza economica e culturale. Mi sono sempre stupito e un po’ addolorato in questi anni, nel notare come spesso il giudizio degli altri sul nostro Paese sia migliore del nostro. Dobbiamo essere più orgogliosi, più giusti e più generosi nei confronti del nostro Paese. E riconoscere i tanti primati, la profonda ricchezza del nostro capitale sociale, del nostro volontariato, che altri ci invidiano”.
Il logos è invece uno strumento razionale, caratterizzato – citiamo nuovamente Reboul – dalla “attitudine a convincere grazie alla sua apparenza di logicità” e che dunque “concerne l’argomentazione propriamente detta” (6).
Nell’ambito delle tecniche argomentative, i due autori a buon diritto considerati tra i fondatori della nuova retorica hanno analizzato la dissociazione delle nozioni (7).
Così la utilizza il presidente del Consiglio:
“Si è detto e scritto che questo governo è stato reso necessario dal fallimento della politica. Mi sia consentito di non essere d’accordo. Nessuno fa un passo indietro rispetto alla propria identità ma semmai, in un nuovo e del tutto inconsueto perimetro di collaborazione, ne fa uno avanti nel rispondere alle necessità del Paese”.
Si confuta la tesi di chi ha “detto e scritto che questo governo è stato reso necessario dal fallimento della politica”, originando la coppia gerarchizzata apparenza/realtà, derivante dall’inconciliabilità fra due punti di vista, uno giudicato ingannevole e uno corrispondente alla verità (in sostanza “nessuno fa un passo indietro rispetto alla propria identità ma semmai […] ne fa uno avanti nel rispondere alle necessità del Paese”). Ne discende ovviamente la valorizzazione del secondo a paragone del primo.
Un tipo di ragionamento analogo si delinea nei costrutti imperniati sulla formula “non…, ma…” (la congiunzione può essere sottintesa), con cui si privilegia un’idea:
“Non c’è sovranità nella solitudine. C’è solo l’inganno di ciò che siamo, nell’oblio di ciò che siamo stati e nella negazione di quello che potremmo essere”
“Una vera parità di genere non significa un farisaico rispetto di quote rosa richieste dalla legge: richiede che siano garantite parità di condizioni competitive tra generi”
“Non basterà elencare progetti che si vogliono completare nei prossimi anni. Dovremo dire dove vogliamo arrivare nel 2026 e a cosa puntiamo per il 2030 e il 2050”
“Questo è il terzo governo della legislatura. Non c’è nulla che faccia pensare che possa far bene senza il sostegno convinto di questo Parlamento. È un sostegno che non poggia su alchimie politiche ma sullo spirito di sacrificio con cui donne e uomini hanno affrontato l’ultimo anno, sul loro vibrante desiderio di rinascere, di tornare più forti e sull’entusiasmo dei giovani che vogliono un paese capace di realizzare i loro sogni”.
In una simile forma di precisazione si scorge una variante dell’epanortòsi, che “consiste – nella spiegazione di Pierre Fontanier – nel tornare su ciò che si è appena detto, o per rafforzarlo, o per addolcirlo, o anche per ritrattarlo del tutto, a seconda che si voglia affettare di trovarlo, o che in effetti lo si trovi troppo debole o troppo forte, troppo poco sensato, o troppo poco conveniente” (8).
Un’accentuazione si osserva nel seguente estratto: “Oggi noi abbiamo, come accadde ai governi dell’immediato Dopoguerra, la possibilità, o meglio la responsabilità, di avviare una Nuova Ricostruzione”.
Nella Retorica ad Erennio si legge: “‘Non sarebbe quindi preferibile, dirà qualcuno, fermarsi sulle parole migliori e meglio scelte già dall’inizio, specialmente quando si scrive?’. Vi sono dei casi, in cui non è preferibile, se il cambiamento della parola servirà a mostrare che la cosa è di tal fatta, che, espressa con una parola comune, sembra detta troppo fiaccamente e, ricorrendo a una parola più scelta, il fatto prende rilievo. Se si fosse giunti direttamente a quella parola, non ci saremmo accorti del rilievo della parola, né della cosa” (9).
Il procedimento svolge dunque una funzione d’insistenza, in quanto l’emittente del messaggio, attirando o ravvivando l’attenzione del ricevente, evidenzia un concetto.
Invece, per Chaïm Perelman e Lucie Olbrechts-Tyteca, “la definizione retorica è una figura di scelta, perché utilizza la struttura della definizione non per fornire il senso di una parola, ma per dar rilievo ad alcuni aspetti di una realtà che rischierebbero di rimanere oscuri” (10).
Ce ne sono varie occorrenze nell’intervento al Senato del presidente del Consiglio:
“Un esecutivo come quello che ho l’onore di presiedere, specialmente in una situazione drammatica come quella che stiamo vivendo, è semplicemente il governo del Paese. Non ha bisogno di alcun aggettivo che lo definisca. Riassume la volontà, la consapevolezza, il senso di responsabilità delle forze politiche che lo sostengono alle quali è stata chiesta una rinuncia per il bene di tutti, dei propri elettori come degli elettori di altri schieramenti, anche dell’opposizione, dei cittadini italiani tutti. Questo è lo spirito repubblicano di un governo che nasce in una situazione di emergenza raccogliendo l’alta indicazione del capo dello Stato”
“E noi oggi, politici e tecnici che formano questo nuovo esecutivo siamo tutti semplicemente cittadini italiani, onorati di servire il proprio Paese, tutti ugualmente consapevoli del compito che ci è stato affidato. Questo è lo spirito repubblicano del mio governo”
“Sostenere questo governo significa condividere l’irreversibilità della scelta dell’euro, significa condividere la prospettiva di un’Unione Europea sempre più integrata che approderà a un bilancio pubblico comune capace di sostenere i Paesi nei periodi di recessione”
“Garantire parità di condizioni competitive significa anche assicurarsi che tutti abbiano eguale accesso alla formazione di quelle competenze chiave che sempre più permetteranno di fare carriera – digitali, tecnologiche e ambientali”
“Oggi, l’unità non è un’opzione, l’unità è un dovere. Ma è un dovere guidato da ciò che son certo ci unisce tutti: l’amore per l’Italia”.
Il primo dei passi appena riportati contiene pure l’argomento dell’inclusione della parte nel tutto. Per gli autori del Trattato dell’argomentazione, “il più delle volte la relazione fra il tutto e le sue parti è considerata sotto l’aspetto quantitativo: il tutto comprende la parte ed è in conseguenza più importante di questa” (11).
Nello specifico, si afferma un concetto, che è bene di tanto in tanto ribadire: la superiorità dell’interesse generale a paragone dell’interesse particolare, richiamati rispettivamente con le espressioni “Paese”, “bene di tutti”, “cittadini italiani tutti” e “propri elettori”, “elettori di altri schieramenti”. Mediante tale riconoscimento, si manifesta un ulteriore elemento dell’ethos, del carattere dello statista, che lo distingue dal politico.
La medesima tecnica argomentativa ricompare più avanti: “Prima di ogni nostra appartenenza, viene il dovere della cittadinanza. Siamo cittadini di un Paese che ci chiede di fare tutto il possibile, senza perdere tempo, senza lesinare anche il più piccolo sforzo, per combattere la pandemia e contrastare la crisi economica”
La classificazione delle figure, proposta da Perelman e Olbrechts-Tyteca in base alla loro funzione persuasiva, contempla, al di là di quelle della scelta, quelle della comunione, “con le quali l’oratore si sforza di far partecipare attivamente l’uditorio alla sua esposizione, prendendolo a parte di essa, sollecitando il suo concorso” (12).
Una di esse è la domanda retorica. Consiste in una frase interrogativa, diretta o indiretta, peculiare, in quanto non presuppone una reale mancanza di informazione, ma, per mezzo di essa, si richiede un assenso o un diniego. L’emittente del messaggio esprime un giudizio, sebbene in maniera velata, senza assumersene la responsabilità e senza imporlo al ricevente. Però, adoperandosi per coinvolgerlo, cerca di modificarne l’atteggiamento, di orientarlo nella direzione voluta e di ottenerne l’adesione, il consenso (13).
Mario Draghi utilizza la forma implicita: “Spesso mi sono chiesto se noi, e mi riferisco prima di tutto alla mia generazione, abbiamo fatto e stiamo facendo per loro [figli e nipoti] tutto quello che i nostri nonni e padri fecero per noi, sacrificandosi oltre misura”.
La risposta negativa è sottintesa, ma viene rivelata immediatamente e sottolineata con procedimenti stilistici: “È una domanda che ci dobbiamo porre quando non facciamo tutto il necessario per promuovere al meglio il capitale umano, la formazione, la scuola, l’università e la cultura. Una domanda alla quale dobbiamo dare risposte concrete e urgenti quando deludiamo i nostri giovani costringendoli ad emigrare da un paese che troppo spesso non sa valutare il merito e non ha ancora realizzato una effettiva parità di genere. Una domanda che non possiamo eludere quando aumentiamo il nostro debito pubblico senza aver speso e investito al meglio risorse che sono sempre scarse”.
Si riscontra la presenza di un’anafora, cioè l’iterazione di una o più parole all’inizio di frasi successive (o, meglio, ce n’è una coppia correlata), che produce un parallelismo e rende il testo lineare. Per Pierre Fontanier, s’impiegano “più volte gli stessi termini o una stessa costruzione, sia semplicemente per ornare il discorso, sia per esprimere con maggior forza ed energia la passione” (14).
In aggiunta si ottiene un ritmo adeguato. Secondo Giorgio Fedel, “dal punto di vista ritmico, le accumulazioni con più di tre membri possono risultare poco incisive per eccesso, le strutture binarie lo possono essere per difetto. Quelle ternarie invece sembrano le più ‘armoniche’”. E ha riportato un’osservazione di Adam Smith (Lezioni di retorica e belle lettere, 1993, p. 420): “Tre… è il numero più appropriato… questo numero viene molto più facilmente compreso e appare molto più completo di due o quattro. Nel numero tre, infatti, c’è un centro e vi sono due estremi, mentre nei numeri due e quattro non c’è alcun centro sul quale l’attenzione si possa fissare di modo che ciascuna parte sembri legata ad esso” (15).
Ecco altre occorrenze di enumerazione trimembre:
“Un esecutivo come quello che ho l’onore di presiedere […] riassume la volontà, la consapevolezza, il senso di responsabilità delle forze politiche che lo sostengono”
“La crescita di un’economia di un Paese non scaturisce solo da fattori economici. Dipende dalle istituzioni, dalla fiducia dei cittadini verso di esse, dalla condivisione di valori e di speranze”
“L’Italia si risollevò dal disastro della Seconda Guerra Mondiale […] nella fiducia reciproca, nella fratellanza nazionale, nel perseguimento di un riscatto civico e morale”
“Non c’è sovranità nella solitudine. C’è solo l’inganno di ciò che siamo, nell’oblio di ciò che siamo stati e nella negazione di quello che potremmo essere”
“Dobbiamo essere più orgogliosi, più giusti e più generosi nei confronti del nostro Paese”
“La risposta della politica economica al cambiamento climatico e alla pandemia dovrà essere una combinazione di politiche strutturali che facilitino l’innovazione, di politiche finanziarie che facilitino l’accesso delle imprese capaci di crescere al capitale e al credito e di politiche monetarie e fiscali espansive che agevolino gli investimenti e creino domanda per le nuove attività sostenibili che sono state create”
“È un sostegno che non poggia su alchimie politiche ma sullo spirito di sacrificio con cui donne e uomini hanno affrontato l’ultimo anno, sul loro vibrante desiderio di rinascere, di tornare più forti e sull’entusiasmo dei giovani che vogliono un paese capace di realizzare i loro sogni”.
Troviamo pure ulteriori casi di anafora:
“Ci impegniamo a fare di tutto perché possano tornare, nel più breve tempo possibile, nel riconoscimento dei loro diritti, alla normalità delle loro occupazioni. Ci impegniamo a informare i cittadini di con sufficiente anticipo, per quanto compatibile con la rapida evoluzione della pandemia, di ogni cambiamento nelle regole”
“Conta la qualità delle decisioni, conta il coraggio delle visioni”
“Seguiamo con preoccupazione ciò che sta accadendo in questo [la Federazione Russa] e in altri paesi dove i diritti dei cittadini sono spesso violati. Seguiamo anche con preoccupazione l’aumento delle tensioni in Asia intorno alla Cina”.
Tornando al logos, l’intervento di Mario Draghi contiene due citazioni:
“Il Governo farà le riforme ma affronterà anche l’emergenza. Non esiste un prima e un dopo. Siamo consci dell’insegnamento di Cavour: ‘…le riforme compiute a tempo, invece di indebolire l’autorità, la rafforzano’. Ma nel frattempo dobbiamo occuparci di chi soffre adesso, di chi oggi perde il lavoro o è costretto a chiudere la propria attività”
“Come ha detto papa Francesco, ‘le tragedie naturali sono la risposta della terra al nostro maltrattamento. E io penso che se chiedessi al Signore che cosa pensa, non credo mi direbbe che è una cosa buona: siamo stati noi a rovinare l’opera del Signore’”.
Attraverso simili riferimenti, si attua un tipo di argomento del prestigio: più precisamente, quello d’autorità, “che – nella definizione di Perelman e Olbrechts-Tyteca – si serve degli atti o dei giudizi di una persona o di un gruppo di persone come mezzo di prova in favore di una tesi” (16).
Su un’alta considerazione si fonda analogamente la tecnica argomentativa del modello. Secondo i due autori, “permette di promuovere certe condotte” e, per Olivier Reboul, “è un esempio che si offre come esempio da emulare” (17).
Così l’ha utilizzato il presidente del Consiglio: “L’Italia si risollevò dal disastro della Seconda Guerra Mondiale con orgoglio e determinazione e mise le basi del miracolo economico grazie a investimenti e lavoro. Ma soprattutto grazie alla convinzione che il futuro delle generazioni successive sarebbe stato migliore per tutti. Nella fiducia reciproca, nella fratellanza nazionale, nel perseguimento di un riscatto civico e morale. A quella Ricostruzione collaborarono forze politiche ideologicamente lontane se non contrapposte”.
Nello specifico, coincide con il “precedente”. Per i due fautori della nuova retorica, “si può presumere, fino a prova contraria, che l’atteggiamento precedentemente adottato – opinione espressa, condotta prescelta – continuerà in avvenire” (18).
Effettivamente l’oratore afferma: “Sono certo che anche a questa Nuova Ricostruzione nessuno farà mancare, nella distinzione di ruoli e identità, il proprio apporto”.
Il meccanismo, di cui stiamo parlando, costituisce un presupposto della persuasione, è un “oggetto di accordo” dell’uditorio, si incentra su “quanto si ritiene ammesso da parte degli ascoltatori” (19).
In tali premesse dell’argomentazione rientrano pure le gerarchie dei valori, con cui si distingue l’elemento che vale di più. Ecco un’occorrenza nel discorso al quale è dedicato l’articolo: “La durata dei governi in Italia è stata mediamente breve ma ciò non ha impedito, in momenti anche drammatici della vita della nazione, di compiere scelte decisive per il futuro dei nostri figli e nipoti. Conta la qualità delle decisioni, conta il coraggio delle visioni, non contano i giorni. Il tempo del potere può essere sprecato anche nella sola preoccupazione di conservarlo”.
Nell’ottica dell’ethos oratorio, si manifesta la capacità di riconoscere la maggiore importanza di un aspetto in confronto a un altro: un’ulteriore qualità indispensabile per un uomo di governo.
Note
(1) Olivier Reboul, Introduzione alla retorica, Il Mulino, 1996, pp. 21 e 69.
(2) Il senso di moderazione, un tratto saliente della sua indole, è attestato da un episodio raccontato nell’articolo “Di Maio, Draghi e l’apodiossia”, pubblicato il 29 novembre 2018.
(3) Chaïm Perelman e Lucie Olbrechts-Tyteca, Trattato dell’argomentazione. La nuova retorica, Einaudi, 2013, p. 346.
(4) Viene in mente l’asserzione “un politico guarda alle prossime elezioni, uno statista guarda alla prossima generazione”, che si deve al predicatore e teologo statunitense James Freeman Clarke (1810-1888) e spesso si attribuisce ad Alcide De Gasperi (Si veda Wikiquote).
(5) Olivier Reboul, op. cit., p. 70.
(6) Olivier Reboul, op. cit., pp. 36 e 70.
(7) Chaïm Perelman e Lucie Olbrechts-Tyteca, op. cit., pp. 446-495.
(8) Pierre Fontanier, Les figures du discours, 1991, pp. 408-409, in Olivier Reboul, op. cit., p. 167.
(9) Cornificio, Retorica ad Erennio, IV, 26, 36.
(10) Chaïm Perelman, Lucie Olbrechts-Tyteca, op. cit., p. 187.
(11) Chaïm Perelman e Lucie Olbrechts-Tyteca, op. cit., p. 251.
(12) Chaïm Perelman e Lucie Olbrechts-Tyteca, op. cit., p. 193.
(13) Si vedano Angelo Marchese, Dizionario di retorica e di stilistica, Mondadori, 1978, p. 126 e Bice Mortara Garavelli, Manuale di retorica, Bompiani, 1991, pp. 134 e 270-271.
(14) Pierre Fontanier, Les figures du discours, 1991, p. 329, in Bice Mortara Garavelli, op. cit., p. 196.
(15) Giorgio Fedel, Saggi sul linguaggio e l’oratoria politica, Giuffrè, 1999, pp. 129-139.
(16) Chaïm Perelman e Lucie Olbrechts-Tyteca, op. cit., p. 331.
(17) Chaïm Perelman e Lucie Olbrechts-Tyteca, op. cit., p. 398 e Olivier Reboul, op. cit., p. 221.
(18) Chaïm Perelman e Lucie Olbrechts-Tyteca, op. cit., pp. 114-115.
(19) Chaïm Perelman e Lucie Olbrechts-Tyteca, op. cit., p. 71.