Il ragionamento a fortiori del ministro Teresa Bellanova. Forte!
Teresa Bellanova ricopre attualmente le cariche di senatrice e di ministro per le politiche agricole, alimentari e forestali nel governo Conte II. In precedenza è stata sottosegretario di Stato al lavoro e poi viceministro allo sviluppo economico con i presidenti del Consiglio Renzi e Gentiloni. In passato ha svolto attività sindacale. Non ha continuato a frequentare la scuola dopo la licenza media, perché ha cominciato a lavorare come bracciante agricola: di qui la militanza nel sindacato.
Il suo titolo di studio ha provocato gli attacchi dei soliti odiatori nei social. Lei è ricorsa al ragionamento a fortiori [“a più forte (ragione)”]. Con quest’espressione latina si indica l’“argomentazione che convalida una proposizione in base al fatto che abbia ragioni ancor più numerose e valide di altra già tenuta per valida” (lo Zingarelli 2017). Infatti, per ridimensionare una simile polemicuccia, riferendosi alla sua lotta contro il caporalato, ha risposto senza scomporsi: “Non mi hanno spaventato le pistole, figuriamoci qualche deficiente dietro un computer” (rep. repubblica.it, 6 settembre 2019).
In tale occasione Gad Lerner, riportando un ricordo dell’allora senatrice Graziella Pagano, ha raccontato: “Maggio 1992, a Montecitorio sta per iniziare la seduta plenaria per eleggere il successore di Francesco Cossiga al Quirinale. Molti deputati e senatori si affollano incuriositi di fronte al banco in cui siede Gianni Agnelli, da poco nominato senatore a vita. Ma l’avvocato si alza, attraversa l’emiciclo e raggiunge tra i deputati un operaio della Fiat Mirafiori di origine calabrese, eletto a Torino nelle file del Pds, Rocco Larizza. Stringendogli la mano, dice: ‘Sono onorato di essere qui con lei che merita più di me di esserci’” (1).
Con il richiamo a quest’episodio si sottintende la possibilità di utilizzare, per la vicenda alla quale è dedicato il nostro articolo, altri due argomenti: quello d’autorità, che “si serve degli atti o dei giudizi di una persona o di un gruppo di persone come mezzo di prova in favore di una tesi” e quello della regola di giustizia, che “esige l’applicazione di un identico trattamento ad esseri o situazioni integrati in una stessa categoria” (2).
Ne deriva che l’assenza di un’elevata istruzione scolastica può essere abbondantemente compensata dalla ricchezza dell’esperienza della vita. Lo pensava, come abbiamo appena visto, un personaggio autorevole riguardo a un ex metalmeccanico, il cui caso presenta una certa analogia con quello di un’ex lavoratrice dei campi.
Note
(1) Gad Lerner, “La classe operaia andava in Parlamento”, in il venerdì di Repubblica, 27 settembre 2019, p. 7.
(2) Chaïm Perelman e Lucie Olbrechts-Tyteca, Trattato dell’argomentazione. La nuova retorica, Einaudi, 2013, pp. 331, 237.
Sulle tecniche argomentative di cui si è parlato, si possono leggere nel nostro sito: “L’argomento a fortiori, dalla Cères a Beppe Sala” (pubblicato il 2 luglio 2019), “L’argomento d’autorità” (pubblicato il 9 novembre 2018), “L’argomento d’autorità nella comunicazione politica americana” (pubblicato il 24 maggio 2019), “Fiorello, il Natale e la regola di giustizia” (pubblicato il 2 gennaio 2019).