Vi racconto cosa significa essere ghostwriter

Sarah Huwitz e Michelle Obama ghost writer

In questi giorni sono usciti vari articoli sulle star americane dello speechwriting. È stata raccontata la storia della Hurwitz, che lavora per Michelle Obama, ma anche quelle di Jon Favreau e Cody Keenan, rispettivamente l’ex e l’attuale speechwriter di Barack Obama. Stranamente gli scrittori-ombra nostrani non godono della stessa considerazione.

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Tutti i giorni nel mondo viene pronunciata una quantità spaventosa di discorsi. Tutti i giorni nel mondo c’è qualcuno che scrive quei discorsi, ma non è necessariamente la stessa persona che li pronuncia. Gli speechwriter e i ghostwriter sono molto più numerosi di quanto si possa immaginare. Politici, manager, sportivi, personaggi dello spettacolo, opinion leader affidano le loro parole a professionisti della scrittura; oppure – nelle aziende capita spesso – al primo povero diavolo a disposizione, quello che non è stato abbastanza veloce nel biodegradarsi, quando il capo era alla ricerca di un “volontario”. Con i social media, poi, le occasioni di comunicazione sono cresciute in modo esponenziale. Se politici, manager e attori passassero il tempo a scrivere, twittare, postare, dovrebbero limitarsi a fare il proprio lavoro nei ritagli di tempo.
Negli ultimi anni, infatti, il mestiere dello scrittore per conto terzi si è esteso. Prima il fantasma scriveva discorsi, libri, prefazioni, articoli per altri; oggi i redattori-ombra sono diventati figure essenziali per alimentare la voragine comunicativa aperta dai social media. Un’enorme bocca di informazione e disinformazione che non si sfama mai.
Leggi il post di Flavia Trupia su Huffington.